Giovanni Pascoli Riassunto: vita, opere e pensiero

Il gelsomino notturno, canti di castelvecchio, temporale, lavandare, il lampo, novembre, x agosto, myricae, nido, fanciullino

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    Giovanni Pascoli
    Pascoli illustrato in modo sintetico


    Maggior esponente del simbolismo, poeta evocativo che ha saputo guardare al di là della superficie per afferrare l’essenza delle cose; il suo occhio penetrante guarda gli oggetti più umili con lo stupore di un fanciullino per raggiungere verità eterne. Nacque nel 1855 a Forlì e crebbe in una famiglia patriarcale e agiata in campagna. Entrò nel collegio dei padri scolopi a Urbino, nel 1867 il padre venne assassinato e l’anno dopo morì la madre sconvolgendo il nido familiare. Finito il liceo poté iscriversi all’università di Bologna. La morte del padre ha segnato la vita del poeta e sta alla base della sua vocazione poetica. L’elaborazione del lutto conferisce una nota dominante a tutta la sua produzione. L’evento traumatico genera in lui una riflessione infantile, che si manifesta nel simbolo del nido. Il tema del nido simboleggia la famiglia e viene visto come un luogo caldo, protettivo e segreto. Il nido difende chi sta dentro, è il tentativo di recuperare l’età d’oro, ovvero dell’infanzia, l’unico tempo davvero sereno; proprio Pascoli ha un atteggiamento infantile, come se rifiutasse la vita adulta. La famiglia viene definita da Pascoli, come famiglia d'origine chiusa ed esclusiva che si costituisce come alternativa al matrimonio. In questa visione, il male più grande è la dispersione del nido, per esempio: l’abbandono della casa, i lutti familiari o il fidanzamento della sorella Ida. Pascoli fu poeta sincronico (scrisse più opere contemporaneamente). Il fanciullino fu pubblicato in anteprima nel 1897, pubblicata nel 1903. Figura del “fanciullino eterno”, in un io adulto esso non scompare, rimane parte integrante della nostra personalità; osserva le cose con meraviglia (come se fosse la prima volta). Per conoscere il fanciullino bisogna saper decifrare la natura. Pascoli utilizza figure di suono costruendo un linguaggio fonosimbolico. La verità cercata nelle piccole cose, a chi sa accontentarsi non manca nulla. La poesia ha utilità morale e sociale, il poeta può insegnare perché ci aiuta a riscoprire la verità delle piccole cose. L’opera Myricae comparve nel 1890 il titolo per la prima volta, raggruppando 9 poesie nella rivista “vita nuova”; l’anno successivo in un piccolo volume offerto ad un amico per dono di nozze comprendendo 22 poesie. Myricae è un termine latino che significa tamerici, arbusti per accendere il fuoco. Per Pascoli, il termine: simboleggia il mondo umile delle piccole cose, il legame con il luogo natale e un termine latino per omaggiare Virgilio. I temi principali di questa opera sono: il tema funebre della rievocazione dei lutti di famiglia (al bene della natura si mescola la malvagità dell’uomo); il tema del nido: luogo degli affetti e rifugio contro la cattiveria dell’uomo (ogni distacco è un trauma, ogni ritorno è una regressione alla beatitudine). Simbolo del riparo offerto dalla natura contro la violenza della storia ed il tema della morte: il nido appare come campo in cui il bene, la natura e la vita danno battaglia contro il male.
    X Agosto: è una delle poche poesie in cui Pascoli, rievoca la propria tragedia personale, l’uccisione del padre, avvenuta il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto 1867. Il tema centrale nella poesia è il problema del male, poiché il cielo appare impotente a riscattare tanto male e quindi si limita ad uno sterile compianto. Altro tema centrale è il “nido”, l’analogia tra la rondine e l’uomo, non è solo nel loro sacrificio, ma anche nel fatto che essi vengano violentemente esclusi da esso.
    Novembre: si ha l’introduzione da un paesaggio soleggiato, quindi primaverile fino ad un paesaggio d’autunno, a novembre. Uno dei primi temi affrontati, è la realtà che è frutto dell’immaginazione poiché il reale non è quello che appare e la primavera è solo un’illusione. Dietro il paesaggio primaverile, si disegna poi, l’immagine simbolica della morte. Alla morte alludono i rami stecchiti come scheletri e il nero delle loro trame, che nega l’azzurro del cielo sereno (simbolo di vita).
    Lavandare: descrive un aratro solo in un campo e da lontano si sentono le lavandaie cantare. Il tema del valore simbolico della natura si percepisce dallo stornello delle lavandaie e dalla solitudine dell’aratro nel campo. Ciò che gli oggetti esprimono è ripreso dal canto popolare, che ribadisce la malinconia della lontananza, della solitudine e dell’abbandono.
    Il lampo: si descrive lo scenario di un paesaggio che è colto improvvisamente da un lampo, una visione che rivela l’aspetto cupo del cielo e della terra turbati da un temporale notturno e dove, da lontano, si intravede una casa bianca paragonata ad un occhio che si spalanca e subito si richiude nell’oscurità. Le parole vengono scelte per il suono che esse producono e non per il loro significato.
    Temporale: si descrive l’arrivo di un temporale con una punteggiatura forte e con un perfetto esempio di linguaggio analogico. Tra il casolare e il gabbiano c’è un rapporto di somiglianza dovuto al colore bianco ed al fatto che entrambi si tagliano nel cielo. La nota di bianco del casolare possiede un valore simbolico: se il nero che invade l’atmosfera e il rosso dei lampi lontani evocano oscure angosce; il colore bianco allude ad una speranza, ad un riscatto.
    Nei Canti di Castelvecchio, domina il tema funerario, la poesia trova giustificazione in quanto risarcimento contro il destino crudele. Compaiono distici di endecasillabi a rima baciata con una struttura complessa. Il poeta cerca verità esistenziali (come il fanciullino nella natura); cerca anche di preservare le tradizioni (prima che vengano cancellate dal progresso). I canti di Castelvecchio vengono riuniti in un volume nel 1903, altri testi furono aggiunti nelle edizioni successive. Per volontà della sorella Marina ne furono aggiunte 2 arrivando ad un totale di 59. I testi formano un percorso stagionale da un autunno all’altro.
    Il gelsomino notturno: poesia composta per le nozze del suo amico Gabriele, il gelsomino è la pianta che si apre di sera e che emana un buon profumo. Esso si apre di notte quando il poeta pensa ai suoi cari; si evoca la prima notte di nozze del suo amico Gabriele dove l’amico, con sua moglie, concepisce una nuova vita. Ricorre ancora il tema e le immagini mortuarie e, ovviamente, le immagini del nido familiare in opposizione con la casa nunziale.


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