L'Unità d'Italia

L'unità italiana riassunto di storia

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    L'Unità d'Italia
    L'unità italiana riassunto di storia


    Nasce il Regno d’Italia
    La frettolosa firma dell’armistizio di Villafranca (pose fine alla seconda guerra d’indipendenza, causò le dimissioni di Cavour che la ritenne una violazione del trattato di alleanza sardo-francese) da parte di Napoleone III era determinata da timori per l’instaurazione di governi provvisori nei territori dell’Italia Centrale; essi erano capeggiati da patrioti che armarono volontari e fu chiamato Garibaldi a comandarli per resistere con la forza al ritorno dei sovrani. Nel frattempo, la Gran Bretagna si mostrò favorevole agli italiani. Il governo inglese cappeggiato da John Temple, era convinto che fosse un vantaggio per la pace europea rafforzare la posizione dell’Italia a spese dell’Austria. Vittorio Emanuele II riconsegnò le redini del governo a Cavour che riavviò le trattative con Napoleone III, molto interessato ad acquisire Nizza e la Savoia. Fu indetto un plebiscito il 12 marzo 1860 per decidere sull’annessione al Regno di Sardegna, risultò favorevole e ottenne dall’imperatore francese l’unione al Piemonte (Lombardia, Toscana, Emilia e Romagna) in cambio furono cedute alla Francia Nizza e la Savoia. L’impresa chiamata “spedizione dei Mille” fu suggerita da Garibaldi dalla situazione particolare della Sicilia, che sembrava pronta a sollevarsi per i clamorosi avvenimenti del Nord Italia. Crispi, Pilo e Corrao avevano deciso un piano con Garibaldi: far scoppiare delle insurrezioni nell’isola e appoggiarle con il corpo da sbarco. Il primo moto insurrezionale scoppiò a Palermo, fu subito soffocato dai borbonici. Quando Garibaldi seppe che la rivolta era ancora attiva nelle campagne, decise di intervenire arruolando volontari; Cavour e Vittorio Emanuele II fecero finta di non sapere nulla e lasciarono fare. Il 6 maggio 1860 salparono da Quarto e l’11 maggio sbarcarono a Marsala, grazie all’appoggio della flotta inglese e si avviarono verso l’interno dell’isola. Ci fu il primo scontro il 15 maggio nei pressi di Calatafimi, fu una battaglia violentissima e quasi disperata per gli uomini di Garibaldi che però, dopo uno scontro sanguinoso, riuscirono a mettere in fuga i borbonici. Da quel momento accorsero volontari, contadini che vedevano in lui il salvatore. Fu insediato un governo provvisorio, affidato a Crispi che portò una serie di provvedimenti per il popolo: abolizione di una tassa sul macinato e assegnazione di terre comunali ai contadini. Ciò procurò tensioni tra i contadini stessi e le autorità garibaldine reagirono con durezza (come per esempio a Bronte). Dopo aver conquistato Palermo, sbarcò in Calabria ed entrò a Napoli. A questo punto intervenne l’esercito piemontese e Cavour e Vittorio Emanuele ritennero necessario far intervenire le truppe regolari. Ci furono due motivi principali:
    - Il primo di carattere interno, la monarchia temeva che l’intero paese diventasse repubblicano; - Il secondo di carattere internazionale, Cavour temeva che Garibaldi proseguisse fino a Roma, dove ci sarebbe stato l’intervento da parte di Napoleone III per difendere lo Stato pontificio.
    L’esercito piemontese penetrò nelle Marche e nell’Umbria dove vinse le truppe del papa a Castelfidardo e ad Ancona e Garibaldi nel frattempo combatté sul fiume Volturno e respinse l’attacco da ogni parte. Fu fatta approvare una legge che permetteva l’annessione al Piemonte degli Stati che avessero espresso tale volontà, Cavour indusse un plebiscito, con cui le province dell’ex Regno delle Due Sicilie espressero la volontà di annessione al Piemonte. Dopo il plebiscito, a Teano si incontrano Vittorio Emanuele II e Garibaldi, che lo salutò come re d’Italia, entrarono a Napoli nel novembre 1960. Garibaldi deluso dal comportamento del re (sembrava volesse ridimensionare il suo ruolo politico e militare), si ritirò nell’isola di Caprera. Anche Marche e Umbria entrarono a far parte del Regno di Sardegna in seguito a plebisciti, nel gennaio 1861 si ebbero le prime elezioni dei
    deputati per il Parlamento italiano; il 17 marzo del 1861 fu proclamata la fondazione del Regno d’Italia sotto la monarchia dei Savoia. L’unità italiana era quasi completata, ad eccezione di Roma e del Veneto, quando improvvisamente nel giugno del 1861 morì Cavour.
    Italia 1861. La formazione dello Stato.
    Nei primi tempi dopo l’unificazione, l’Italia era ancora un paese in prevalenza agricolo, erano quasi tutti contadini e la maggior parte non sapeva leggere né scrivere. Ogni città e paese, inoltre, aveva una sua parlata particolare, il ministro Gabrio Casati fece estendere al resto del Regno la legge sull’istruzione elementare obbligatoria e gratuita per i primi due dei quattro anni previsti. Questa legge Casati però, non ebbe facile attuazione. Ciascuno dei vecchi Stati inoltre aveva proprie leggi tradizionali e pesi e misure erano diversi, così come le usanze e le abitudini di vita. Uno degli aspetti più inquietanti era l’insufficiente e scadente alimentazione poiché nell’area padana si consumavano grandi quantità di polenta di mais con l’aggiunta, raramente, di verdure e carne. Chi poteva anche del pane nero e iniziarono poi a diffondersi anche la patata e il riso. Questa monotonia alimentare, causò epidemie di pellagra (all’inizio infezioni della pelle e può portare poi alla pazzia e alla morte). Le condizioni alimentari del centro-sud non erano migliori del nord, infatti la dieta prevedeva pane di frumento, verdure e raramente pasta. C’era anche l’uso di grasso e strutto e l’uso del vino, molto importante dal punto di vista energico. La precarietà delle condizioni igieniche portava a infezioni e malattie, come il colera o il tifo nell’Italia meridionale. Il 27 gennaio 1861 si svolsero le prime elezioni politiche generali per la formazione del Parlamento italiano, il diritto di voto era riconosciuto solo a quanti possedevano un certo patrimonio e pagavano allo Stato un determinato importo di tasse. I due principali raggruppamenti politici furono:
    - La Destra “storica” costituita da moderati liberali, seguaci di Cavour. - La Sinistra comprendeva i democratici progressisti, provenienti dalle file mazziniane, garibaldine ed ex repubblicani che avevano accettato la monarchia un po’ a malincuore.
    Si ebbe la prevalenza della Destra dove Cavour ne divenne presidente e ministro degli Esteri. Si doveva creare una nuova organizzazione statale che sostituisse i diversi sistemi amministrativi e giudiziari, in un ordinamento unico; furono proposte due soluzioni:
    - Una basata sulle autonomie regionali, il governo centrale doveva lasciare alle singole regioni la libertà di amministrarsi in autonomia; - Una basata sulla centralizzazione, il governo centrale doveva regolare e controllare direttamente le regioni, per mezzo dei suoi funzionari.
    Vinse l’idea di uno stato centralizzato, l’attuazione di questa idea fu affidata a Bettino Ricasoli (successore di Cavour) e il paese fu diviso in province con a capo i prefetti che ricevevano gli ordini direttamente dal governo centrale. L’unificazione legislativa, monetaria e amministrativa, con l’abolizione di dogane interne, fu ultimata nel 1865; la lira divenne la moneta unitaria e tutto ciò portò alla formazione di un mercato nazionale, si ebbe una politica liberista, con libero movimento delle merci senza impedimenti di dazi o dogane. Questa politica però, comportò un danno per l’economia del sud che non resistettero alla concorrenza delle industrie più sviluppate né agli Stati stranieri più sviluppati. Iniziò così a delinearsi il contrasto economico tra il Nord e il Sud, la cosiddetta “questione meridionale”, grave problema che pesò sullo sviluppo complessivo del paese e che è uno dei nodi più complessi della vita economica e politica italiana. L’unificazione ebbe un alto costo economico che provocarono un disavanzo enorme. Quintino Sella, ministro
    delle Finanze, si propose l’obiettivo di portare in pareggio il bilancio, facendo ricorso ad una tassazione più pesante e attuando un sistema fiscale unico. Le somme più alte furono ottenute con le imposte indirette (sale, carbone, fiammiferi); a far scoppiare l’indignazione popolare fu un nuovo peso fiscale, deliberato nel 1868: l’imposta sul macinato, la nuova imposta entrò in vigore nel gennaio 1869 e scoppiarono subito dei tumulti. Scoppiò una grave rivolta armata, il “brigantaggio” in rivolta contro il nuovo Stato e i nuovi governanti. Il passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario aggravò inizialmente, le condizioni di vita delle popolazioni, per l’aumento delle tasse e per l’introduzione del servizio militare obbligatorio, due pesi insostenibili per molte famiglie di contadini e braccianti. Tuttavia il governo, mandò l’esercito a reprimere la guerriglia con costi umani terrificanti. Nel 1865 il Sud poteva dirsi “pacificato”, ma nessuno dei problemi che avevano provocato il conflitto era stato veramente affrontato.


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