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    Stati, imperi e nazioni dall'800 al '900
    Riassunto di storia degli stati, imperi e nazioni dall'800 al '900


    L’unificazione della Germania e il completamento dell’unità italiana
    Nel corso dell'Ottocento si volevano unificare gli stati tedeschi appartenenti alla Confederazione Germanica, su iniziativa della Prussia, nel 1834 fu istituita l'unione doganale che abbatté le dogane permettendo la circolazione delle merci e la creazione di un mercato interno. Il progetto fu sostenuto dal re di Prussia Guglielmo I Hohenzollern che voleva unificare sotto il proprio regno i paesi tedeschi, con il sostegno di nobili e borghesi; il governo fu affidato a Ottone di Bismarck. In Francia, Napoleone III instaurò una dittatura personale assumendo la carica di imperatore, in politica interna stimolò lo sviluppo industriale mentre in politica estera conquistò colonie in Africa e Asia venendo però sconfitto nel tentativo di inserirsi in Messico. Il ruolo di Napoleone III fu sostanziale nella questione romana, uno dei problemi più spinosi del regno d'Italia. La questione romana, senza Roma il risorgimento non si poteva considerare compiuto, ci furono due tendenze che ipotizzavano la soluzione adeguata: - Una moderata, ipotizzava una soluzione pacifica - Una d'azione, ipotizzava una soluzione con l'intervento delle armi. Un tentativo di conquista fu fatto da Garibaldi nel 1862, ma Napoleone minacciò di intervenire in difesa del Papa, il Governo italiano raggiunse i garibaldini sul massiccio dell'Aspromonte e si arrivò ad un accordo diplomatico con la Francia, dopo uno scontro, firmando nel 1864 “la convenzione di settembre”. Napoleone III si impegnava a ritirare la guarnigione da Roma, mentre il governo italiano a non aggredire i possessi pontifici, ma a difenderli. Nel frattempo in Europa, dopo aver battuto gli austriaci a Sadowa e aver imposto il suo predominio sugli stati tedeschi, la Prussia mirava a creare un grande impero germanico, anche la Francia voleva affermare il suo primato in Europa e così Bismarck riuscì a scatenare a Parigi una sollevazione popolare che portò alla nascita della Terza Repubblica, presieduta da Adolphe Theirs; quest’ultimo, firmò l'armistizio con la Prussia ottenendo Alsazia e Lorena. Democratici e socialisti insorsero instaurando la Comune, governo popolare di ispirazione socialista basato su forme di giustizia sociale e partecipazione diretta del popolo al governo. Nel gennaio 1871, a Versailles il re di Prussia fu acclamato imperatore del secondo Reich, un grande Stato tedesco con capitale Berlino con caratteri autoritari grazie ad un forte peso dell'esercito. La struttura istituzionale era parlamentare. I francesi erano stati vinti a Sedan dove Napoleone III fu fatto prigioniero, a questo punto il governo italiano inviò a Roma l'esercito che entrò in città attraverso la Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870. L'occupazione di Roma e la sua proclamazione come nuova capitale, provocò una grave tensione tra la Santa sede e lo Stato che fu tentata di superarla con la legge delle guarentigie, in base a questa legge lo Stato italiano si impegnava a non interferire con la Chiesa, al papa erano assicurati gli onori sovrani e una dotazione annua di 3 milioni di lire a carico dello Stato. Il Papa Pio IX però, proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica dell'Italia e con questo il dissidio tra Stato e Chiesa durò per circa mezzo secolo.

    Le grandi potenze tra assolutismo e liberalismo
    Nella seconda metà del 19º secolo nell'impero asburgico sopravviveva l'assolutismo monarchico, lo stato tenuto insieme dall'esercito e da una solida amministrazione aveva un carattere multinazionale. Gradualmente le rivendicazioni di autonomia dei vari popoli iniziarono ad emergere: nel 1848 le rivolte furono soffocati dall'esercito. Le perdite territoriali come il Veneto e i paesi tedeschi resero più difficile la coesione dell'impero, con il riconoscimento dell'indipendenza del regno di Ungheria, nacque l'impero austroungarico con due Stati e due capitali. L'impossibilità di tenere insieme e controllare regioni diverse tra loro condusse nell'800 l’impero turco ottomano ad una crisi, la questione d'oriente. Al centro del conflitto c'era il controllo della penisola balcanica e il
    predominio dei traffici del Mar Nero verso l'India e l'Asia centrale, nel 1854 lo zar di Russia attaccò l'impero turco e diede inizio alla guerra di Crimea. A fianco della Turchia si schierarono Francia e Inghilterra e si ebbe la fine del conflitto nel 1855 con la sconfitta della Russia. Il congresso di Berlino nel 1878 sancì il ridimensionamento russo e l’indipendenza di Romania, Serbia, Montenegro e Bulgaria e la cessione all'Austria di Bosnia ed Erzegovina; la questione non era però ancora risolta. In Russia permaneva l'assolutismo, la servitù della gleba fu abolita dallo zar Alessandro II, ma a questo primo passo seguì l'assegnazione delle terre che favorì però la proprietà nobiliare creando delusioni e tensioni. Lo scollamento tra sudditi e sovrano favorì la diffusione dell'anarchismo e del populismo portando nel 1861 alla morte dello zar, ucciso da un anarchico e. All'inizio del 19º secolo la Gran Bretagna era una monarchia costituzionale liberale con un forte sviluppo industriale e dopo la restaurazione riprese forza l'ala conservatrice dei tories che approvò le leggi sul grano imponendo dazi su importazioni di cereali, favorendo proprietari terrieri e tenendo alti i prezzi. Le rivendicazioni che seguirono non rimasero inascoltate e furono approvate molte leggi innovative come: diritto di riunione, allargamento del diritto di voto, legge sui poveri fino all'abolizione dei dazi doganali sul grano e legge sul lavoro nelle fabbriche. Si favorì una lunga fase liberale, l'età vittoriana in cui al governo si alternarono i Whigs, che favorirono lo sviluppo industriale e i Tories che allargarono il diritto di voto. Nella seconda metà dell'800 negli Stati Uniti l'espansione verso ovest fu alimentata da migrazione di milioni di europei, provenienti dai paesi industrializzati. La politica del governo favorì l'afflusso di immigrati: L'Homestead act che garantiva la proprietà di terre a chi le coltivasse. Dopo il 1880 iniziarono ad arrivare immigrati dall'Europa del sud est, iniziarono così tensioni sociali e si approvarono alcune restrizioni verso l'immigrazione. L'espansione verso ovest avvenne a danno delle popolazioni indigene e negli anni 1862-90 si combatté una lunga guerra tra indiani e coloni, quest'ultimi prevalsero e la civiltà indiana fu distrutta. Gli Stati Uniti presentavano diversità sociali ed economiche: gli stati del sud avevano un'economia agricola ed erano avvantaggiati dall'assenza di dazi doganali, gli Stati del Nord avevano un'economia basata su industrie ed erano favorevoli all'abolizione della schiavitù e all'introduzione di dazi e dogane sulle importazioni, nacquero così i contrasti tra gli Stati settentrionali e meridionali. I contrasti si inasprirono dopo l'elezione del presidente Lincoln contrario alla schiavitù e favorevole a una maggiore unione tra gli Stati. Undici Stati del sud si staccarono dall'unione creando gli Stati confederati d'America. La secessione non fu accettata e iniziò una guerra civile in cui prevalsero gli Stati del Nord.

    Il nuovo colonialismo
    Nel Diciannovesimo secolo gli Stati industrializzati avevano bisogno di: - Assicurarsi le materie prime occorrenti alla produzione - Crearsi in ogni parte del mondo nuovi mercati in cui vendere e investire i propri prodotti e capitali Iniziò così una nuova fase di espansione coloniale, di cui maggior esponente furono Gran Bretagna, Francia, Germania, Stati Uniti e Giappone che portò a una fase di crescita della produzione. Il trattato di Berlino del 1884 fu stabilito dai rappresentanti delle maggiori potenze che si riunirono e decisero le rispettive zone di influenza e le norme da seguire per l'occupazione; esso prevedeva il rispetto di alcune regole: quando uno Stato occupava una porzione di costa, doveva comunicarlo agli altri e godeva del diritto di penetrare nel territorio interno, fin dove i suoi interessi non si scontravano con quelli di altri stati occupati. Francia Inghilterra procedettero ad insediarsi sulla maggior parte delle coste e delle regioni interne del continente africano. L'espansione francese seguì una direttiva orizzontale, da ovest a est, mentre quella inglese una direttiva verticale da nord (Egitto) e da sud (Colonia del Capo). Le due linee di espansione si incrociarono nell'Africa centrale, in Sudan, non si ebbe nessuno scontro. Nell'ultimi decenni del 19º secolo l'espansione coloniale delle potenze
    industriali europei si rivolse anche verso l'Asia, nel Sud-est asiatico si ampliarono i domini della Francia, degli Stati Uniti e della Germania. L'Inghilterra si espanse in Birmania e Malesia consolidando il dominio sull'India. La Russia si espanse verso est fino al Pacifico. All'inizio dell'Ottocento la Cina conservava i suoi ordinamenti tradizionali: l'imperatore divinizzato, l'importanza dei mandarini, ampi poteri ai governatori delle province. I commerci con gli europei erano regolati da leggi restrittive. La guerra dell'oppio segnò l’inizio della penetrazione in Cina dell'Inghilterra, ciò provocò delle reazioni interne: rivolte contadine e la rivolta dei boxers. In malcontento interno alla Cina crebbe in seguito alla sconfitta nella guerra contro il Giappone. Alla fine dell'ottocento l'isolamento del Giappone fu spezzato dagli Stati Uniti dopo di che i porti furono progressivamente aperti, nel giro di pochi anni si avviarono l'industrializzazione e riforme politiche, l'introduzione al parlamento e fu incrementata la forza militare avviando un'espansione territoriale ed economica in direzione della Cina. La sconfitta dei russi in Manciuria dettò impressione in Occidente: era la prima vittoria di un paese non europeo nei confronti di un paese europeo. Nel 19º secolo anche l'Australia fu popolata dagli europei, soprattutto da inglesi. Introdussero la pastorizia e dopo la scoperta di miniere d'oro, i flussi migratori aumentarono; gli europei giunsero anche nelle terre polari in precedenza abitate dagli inuit (in Nord America) e dagli yupik (Asia). All'espansione coloniale di fine ottocento presero parte anche gli Stati Uniti d'America, che seguirono l'espansione nell'area del Pacifico. Il presidente Cleveland rivendicò il diritto statunitense a una posizione di dominio rispetto agli equilibri del continente americano. Gli Stati Uniti intervennero dopo una ribellione contro gli spagnoli a Cuba, a cui furono sottratte Guam e Portorico. Il colonialismo europeo in America terminava, mentre si espandeva l'influenza degli Stati Uniti sulle deboli repubbliche sudamericane.


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    La seconda rivoluzione industriale: il trionfo dell'industria e della borghesia
    Riassunto di storia della seconda rivoluzione industriale


    La seconda rivoluzione industriale
    Tra il 1850 e il 1870 l’Europa si ricoprì di ferro, il sistema dei trasporti fu completamente modificato dalla nuova rete ferroviaria; anche i viaggi per mare subirono una radicale trasformazione, si diffusero le navi a vapore, ma l’innovazione decisiva fu l’abbandono del legno in favore del ferro per costruire lo scafo delle navi. Si era verificata una rivoluzione nei trasporti, che aveva provocato un importante cambiamento: l’industria siderurgica aveva soppiantato l’industria tessile, come settore di punta del sistema produttivo industriale. Nella prima metà del secolo si era utilizzata prevalentemente la ghisa, ferro quasi al naturale; in seguito l’acciaio, lega metallica di ferro e carbone estremamente depurata, più resistente e più facile da lavorare. Fu inventato dall’inglese Henry Bessemer un apparecchio chiamato “convertitore” che bruciava le impurità di ghisa, soffiandovi dentro dell’aria quando era ancora in stato di fusione; da allora l’acciaio iniziò a poco a poco a sostituire la ghisa. Cominciarono a circolare con grande velocità i messaggi e le idee, come il telegrafo elettrico, apparecchio trasmittente che, consente di inviare messaggi a un apparecchio ricevente. Grazie ad esso, si svilupparono le agenzie di informazioni, che vendevano notizie soprattutto ai giornali. Ci fu l’invenzione del telefono, apparecchio capace di inventare i suoni in correnti elettriche e di trasmetterli e riceverli. Ideato da Antonio Meucci e perfezionato da Alexander Bell. Guglielmo Marconi inventò il telegrafo senza fili che trasmetteva e riceveva utilizzando le onde radio e elettromagnetiche, l’invenzione permise di scambiare messaggi fra le navi in mare e la terraferma, facilitando eventuali operazioni di soccorso; più tardi fu inventato l’apparecchio radio, sistema di comunicazione destinato a grande fortuna nel XX secolo. La “seconda rivoluzione industriale” fu caratterizzata dalla scoperta della nuova fonte di energia, l’elettricità, che a poco a poco soppiantò il vapore come forza motrice delle macchine. Ci fu l’invenzione della dinamo, che sostituì il vapore e il carbone, un apparecchio capace di trasformare il movimento in elettricità e viceversa. Thomas Alva Edison costruì a New York una centrale elettrica capace di alimentare un migliaio di lampadine (invenzione da lui brevettata tre anni prima). Per produrre energia elettrica fu utilizzata soprattutto la forza dell’acqua, combinando la dinamo con una macchina della turbina. Questa, mossa dall’acqua, azionava a sua volta la dinamo che trasformava il movimento in energia elettrica. Oltre all’elettricità, fu scoperto il petrolio che era possibile estrarlo mediante trivellazione del terreno e, il loro sfruttamento diventò un nuovo modo per fare fortuna: una vera corsa all’oro nero che iniziò in America. Dal petrolio, attraverso fasi di depurazione chimica,
    si estraevano il cherosene, impiegato per l’illuminazione, e la benzina e la nafta, utilizzata per motori diesel degli autocarri o le navi, e per macchine industriali. John D. Rockefeller si garantì un vero monopolio commerciale della produzione di petrolio. Accanto all’industria siderurgica, si ebbe l’industria chimica; le raffinerie, stabilimenti per la lavorazione del petrolio, per la produzione di coloranti artificiali. Oltre ai concimi, s’inventarono gli anticrittogamici, preparati chimici che prevengono o arrestano le malattie delle piante, proteggendole dagli insetti nocivi. Anche l’impiego delle macchine, fornite dalle industrie meccaniche, contribuì ad accrescere considerevolmente la produttività dell’agricoltura ottocentesca.

    La borghesia al potere
    A fine Ottocento ci furono molte trasformazioni politiche in Europa: il ruolo socialmente assunto dalla borghesia con la rivoluzione industriale portò alla formazione di governi costituzionali e l’affermazione del liberalismo, sistema politico che proclamava il principio della sovranità dei cittadini, rappresentata da un Parlamento liberamente eletto. Un po’ alla volta si delineò una nuova organizzazione del mercato mondiale: alcuni paesi si specializzarono nella produzione industriale e nello sviluppo delle tecnologie, altri si dedicarono all’agricoltura. Il liberalismo si affermò in gran parte degli Stati europei, a eccezione della Germania, della Francia (che viveva il ritorno all’autoritarismo conservatore di Napoleone III), dell’Impero austro-ungarico, dove l’autonomia del Parlamento era limitata dal militarismo delle dinastie, e in Russia, dove perdurava l’assolutismo zarista. Nacquero anche proposte ispirate ai principi socialisti: i filosofi rivoluzionari tedeschi Marx ed Engels fornirono una complessa interpretazione del capitalismo e della storia umana. In ogni epoca, essi sostennero, che la vita degli uomini è stata dominata dall’esigenza di procurarsi i beni materiali indispensabili; le modalità di produzione e distribuzione di tali beni hanno sempre innescato delle lotte tra le classi sociali. Nel periodo ottocentesco, la lotta di classe contrapponeva capitalisti e operai. Questa lotta di classe avrebbe portato a una rivoluzione a opera delle masse proletarie unite, al termine della quale si sarebbe instaurata prima la dittatura del proletariato, poi un sistema di proprietà comune dei mezzi di produzione e un’equa distribuzione dei beni. Nel 1864 venne fondata a Londra la Prima Internazionale, organizzazione a difesa dei lavoratori, il cui programma fu steso da Marx; fu sciolta poi nel 1876 per i contrasti tra anarchici e marxisti. Nella seconda metà del XIX secolo si diffuse l’anarchismo, movimento rivoluzionario propagandato dal russo Bakuin; lo sfruttamento e le ingiustizie cui l’uomo era sottoposto era una conseguenza dell’ordinamento statale. Ogni tipo di Stato andava abbattuto con una rivoluzione e sostituito con un’unione dal basso tra le associazioni operaie. Alla fine del secolo, si svilupparono anche il movimento operaio, le prime forme di associazionismo, le prima organizzazioni sindacali (Camere del Lavoro, Confederazioni Generali del lavoro), in questo modo gli operai acquisirono maggiore forze sociali, ottenendo i primi diritti sociali e civili. Tra il 1873 e il 1896 l’economia europea entrò in crisi causata dall’aumento della produzione complessiva di beni, in eccedenza rispetto alla domanda. Un fenomeno analogo ci fu anche nell’agricoltura, aumentò l’offerta di grano e calarono i prezzi; il principio del libero commercio entrò in crisi e si affermò quello dell’intervento statale nell’economia: tranne la Gran Bretagna, tutti gli Stati adottarono una politica protezionistica, favorendo le produzioni locali. In Italia ciò, favorì la nascita e la crescita di alcune importanti aziende. La depressione economica di fine Ottocento modificò le industrie europee, le medie e piccole aziende furono acquistate dalle maggiori, arrivando così a controllare interi settori produttivi
    creando grandi concentrazioni industriali, tra loro collegate con associazioni (cartelli), a volte dislocate in più stati (multinazionali). La concentrazione delle industrie fu accompagnata dalla concentrazione di grandi capitali, si formarono così le grandi società finanziarie dette holdings. Tali concentrazioni influirono sulle politiche dei governi, si rafforzò quindi il mercato internazionale attraverso l’espansionismo coloniale, alla ricerca di nuovi spazi dove collocare capitali e prodotti.
    La rivoluzione dei consumi e dei modi di vita
    Tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento le condizioni di vita e di lavoro dei ceti popolari avevano toccato punti più bassi mai toccati nella storia. Il motivo di tutto ciò era l'industria, per creare profitto si doveva vendere e produrre molto. Si aveva bisogno di acquirenti e ciò fu soddisfatto in due modi diversi: da un lato portò alla ricerca di mercati esterni e all'espansione coloniale delle potenze industriali; dall'altro trovò risposta nell'innalzamento dei salari e delle potenzialità di acquisto delle classi lavoratrici. Ci fu un vero consumo di massa, sollecitato dai giornali che consentivano di far giungere la voce a chiunque. Ci furono progressi nel campo dell'agricoltura con la diffusione di fertilizzanti e nuovi mezzi di trasporto, in questo modo la disponibilità di grano diventò più abbondante e sicura. Si ebbe anche la disponibilità di carne e pesce, ma si doveva avere la possibilità di conservare a lungo i prodotti. Il problema della conservazione del cibo si faceva con la tecnica della salagione: il sale, assorbendo l'acqua e prosciugando gli alimenti ne prolungava la durata. Altre tecniche erano l'essiccazione al sole e l'affumicatura, la pre-cottura dei cibi, l'immersione in olio, l'infusione in alcol, la cottura con lo zucchero e la fermentazione. Anche il freddo era utilizzato come agente conservante, si realizzarono artificialmente le basse temperature. La prima macchina frigorifera fu brevettata da John Gorrie; il francese Charles Tellier realizzò il primo impianto frigorifero su un piroscafo. Queste nuove tecniche furono applicate ai vagoni ferroviari e montati su pescherecci. Un'altra tecnologia fu quella di rinchiudere gli alimenti in un recipiente sigillato, l'idea venne ad un pasticcere francese e fu chiamata "appertizzazione". Essa, consisteva nel bollire i prodotti e riporli poi in un contenitore di vetro sigillato. I recipienti di vetro cominciarono a essere sostituiti con quelli di latta, oltre alla carne si iniziarono a inscatolare verdure. Ciò segnò una svolta nella storia dell'agricoltura europea, che diventò, in larga misura, fornitrice di prodotti per l'industria alimentare. Più lentamente si diffuse l'industria conserviera in paesi come l'Italia, dove il consumo di verdure fresche era più abituale. Si tentò di inscatolare anche il latte, tramite la condensazione: il latte veniva fatto bollire con l'aggiunta di zucchero, fino a raggiungere la consistenza del miele. Due anni dopo si produsse il primo latte in polvere in Gran Bretagna. Nel corso dell'Ottocento, l'aumento dei salari e il calo dei prezzi consentirono a molti l'acquisto di capi di vestiario, si descrisse questa come rivoluzione del vestiario, sottolineando come la possibilità di acquistare biancheria personale, da letto, da tavola, per la prima volta si fosse estesa alle famiglie povere. Attraverso i messaggi pubblicitari, si arrivò ad una vera corsa all'acquisto in nuovi tipi di negozi, i grandi magazzini. Le differenze nel modo di vestire segnavano l'appartenenza sociale: solo i nobili potevano indossare indumenti preziosi e colorati. Elemento fondamentale del vestito maschile diventò l'abito intero, giacca e pantaloni, con il panciotto o il gilè sulla camicia e cilindro in testa. Nell'abito femminile, destinato alle donne di classi più agiate resto caratterizzato dalla varietà, dai colori e dalle insolite forme. Si ebbero nuove conquiste nella scienza medica, fra le innovazioni si ricorda il metodo dell'auscultazione, appoggiare l'orecchio sul corpo del malato per ascoltarne le vibrazioni sonore. Lo stetoscopio, un apparecchio che permette di amplificare i suoni provenienti dall'interno del corpo, la siringa per iniezioni e il termometro per misurare la temperatura corporea. Louis Pasteur scoprì l'esistenza di microbi e
    dimostrò che le infezioni sono prodotte da questi germi. Importanti innovazioni vennero anche nel campo della chirurgia con l'introduzione dell'anestesia, sospensione o riduzione della sensibilità del paziente mediante l'uso di preparati chimici, allo scopo di rendere indolore un intervento chirurgico; anche l'introduzione dell'asepsi, la sterilizzazione del materiale chirurgico. I miglioramenti nell'alimentazione e nella medicina permisero una crescita progressiva e ininterrotta della popolazione europea. Una conseguenza del fenomeno fu la concentrazione degli uomini nelle città, nelle quali i quartieri operai erano separati da quelli in cui vivevano le classi medie e questo valeva sia per le città cresciute con la rivoluzione industriale sia per le città più antiche. Nella seconda metà del secolo si ebbero novità anche nell'edilizia: si usarono materiali mai usati in precedenza come il ferro e il cemento armato, il vetro per accrescere la luminosità all'interno dell'edificio. In quel periodo sorsero in America i primi grattacieli. Ferro, cemento e vetro furono impiegati prevalentemente in edifici pubblici e privati di grandi dimensioni, per le costruzioni ordinarie si continuarono a usare tecniche e materiali tradizionali: mattoni, legno, calce, pietre.
    Macchine per la vita quotidiana
    In seguito all'ingrandimento delle città, furono ideati nuovi veicoli per permettere spostamenti urbani: l'omnibus, il tram e la metropolitana. Con l'invenzione dell'automobile si assistette a una vera rivoluzione del trasporto privato e, se all'inizio erano simili a carrozze poi furono costruiti i primi stabilimenti industriali in grado di produrre vetture con telaio in lamiera. L'esigenza di aumentare la produzione portò all'ideazione della catena di montaggio, da parte di Henry Ford che suddivideva le operazioni di lavoro e diminuiva i costi della produzione, accorciando anche i tempi. Da un iniziale modello di biciclo a ruote in legno si crearono prima il velocipede poi la bicicletta, mezzo di trasporto di massa di uso quotidiano. Vari esperimenti portarono all'invenzione dell'aeroplano, i primi progetti avevano una sola ala, successivamente furono ideati i biplani e i triplani. Nacque la fotografia che fu perfezionata con l'introduzione dei dagherrotipi, riscossero un immediato successo di pubblico e furono usati per documentare le realtà lontane e sconosciute. Il cinema fu ideato a Parigi dai fratelli Lumière. Un'altra innovazione fu l'Introduzione nell'ambiente domestico di macchine ad impiego industriale, come la macchina per cucire; si diffusero anche l'aspirapolvere, la macchina per scrivere, il telefono, la macchina fotografica e il grammofono. La scoperta della possibilità di registrare e riprodurre suoni portò all'invenzione del fonografo a cilindro, trasformato in disco. Lo sviluppo economico e le innovazioni scientifiche alimentarono un clima di ottimismo e fiducia, mito del continuo progresso della tecnologia. Nella nuova società un posto di primo piano aveva l'orologio che regolava il lavoro e i viaggi di treni e navi. Queste novità però, portarono all'emergere di voci critiche, che avvertivano il distacco dei ritmi naturali e il cambiamento in atto nei rapporti tra uomo, ambiente e senso della natura.


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    L'Unità d'Italia
    L'unità italiana riassunto di storia


    Nasce il Regno d’Italia
    La frettolosa firma dell’armistizio di Villafranca (pose fine alla seconda guerra d’indipendenza, causò le dimissioni di Cavour che la ritenne una violazione del trattato di alleanza sardo-francese) da parte di Napoleone III era determinata da timori per l’instaurazione di governi provvisori nei territori dell’Italia Centrale; essi erano capeggiati da patrioti che armarono volontari e fu chiamato Garibaldi a comandarli per resistere con la forza al ritorno dei sovrani. Nel frattempo, la Gran Bretagna si mostrò favorevole agli italiani. Il governo inglese cappeggiato da John Temple, era convinto che fosse un vantaggio per la pace europea rafforzare la posizione dell’Italia a spese dell’Austria. Vittorio Emanuele II riconsegnò le redini del governo a Cavour che riavviò le trattative con Napoleone III, molto interessato ad acquisire Nizza e la Savoia. Fu indetto un plebiscito il 12 marzo 1860 per decidere sull’annessione al Regno di Sardegna, risultò favorevole e ottenne dall’imperatore francese l’unione al Piemonte (Lombardia, Toscana, Emilia e Romagna) in cambio furono cedute alla Francia Nizza e la Savoia. L’impresa chiamata “spedizione dei Mille” fu suggerita da Garibaldi dalla situazione particolare della Sicilia, che sembrava pronta a sollevarsi per i clamorosi avvenimenti del Nord Italia. Crispi, Pilo e Corrao avevano deciso un piano con Garibaldi: far scoppiare delle insurrezioni nell’isola e appoggiarle con il corpo da sbarco. Il primo moto insurrezionale scoppiò a Palermo, fu subito soffocato dai borbonici. Quando Garibaldi seppe che la rivolta era ancora attiva nelle campagne, decise di intervenire arruolando volontari; Cavour e Vittorio Emanuele II fecero finta di non sapere nulla e lasciarono fare. Il 6 maggio 1860 salparono da Quarto e l’11 maggio sbarcarono a Marsala, grazie all’appoggio della flotta inglese e si avviarono verso l’interno dell’isola. Ci fu il primo scontro il 15 maggio nei pressi di Calatafimi, fu una battaglia violentissima e quasi disperata per gli uomini di Garibaldi che però, dopo uno scontro sanguinoso, riuscirono a mettere in fuga i borbonici. Da quel momento accorsero volontari, contadini che vedevano in lui il salvatore. Fu insediato un governo provvisorio, affidato a Crispi che portò una serie di provvedimenti per il popolo: abolizione di una tassa sul macinato e assegnazione di terre comunali ai contadini. Ciò procurò tensioni tra i contadini stessi e le autorità garibaldine reagirono con durezza (come per esempio a Bronte). Dopo aver conquistato Palermo, sbarcò in Calabria ed entrò a Napoli. A questo punto intervenne l’esercito piemontese e Cavour e Vittorio Emanuele ritennero necessario far intervenire le truppe regolari. Ci furono due motivi principali:
    - Il primo di carattere interno, la monarchia temeva che l’intero paese diventasse repubblicano; - Il secondo di carattere internazionale, Cavour temeva che Garibaldi proseguisse fino a Roma, dove ci sarebbe stato l’intervento da parte di Napoleone III per difendere lo Stato pontificio.
    L’esercito piemontese penetrò nelle Marche e nell’Umbria dove vinse le truppe del papa a Castelfidardo e ad Ancona e Garibaldi nel frattempo combatté sul fiume Volturno e respinse l’attacco da ogni parte. Fu fatta approvare una legge che permetteva l’annessione al Piemonte degli Stati che avessero espresso tale volontà, Cavour indusse un plebiscito, con cui le province dell’ex Regno delle Due Sicilie espressero la volontà di annessione al Piemonte. Dopo il plebiscito, a Teano si incontrano Vittorio Emanuele II e Garibaldi, che lo salutò come re d’Italia, entrarono a Napoli nel novembre 1960. Garibaldi deluso dal comportamento del re (sembrava volesse ridimensionare il suo ruolo politico e militare), si ritirò nell’isola di Caprera. Anche Marche e Umbria entrarono a far parte del Regno di Sardegna in seguito a plebisciti, nel gennaio 1861 si ebbero le prime elezioni dei
    deputati per il Parlamento italiano; il 17 marzo del 1861 fu proclamata la fondazione del Regno d’Italia sotto la monarchia dei Savoia. L’unità italiana era quasi completata, ad eccezione di Roma e del Veneto, quando improvvisamente nel giugno del 1861 morì Cavour.
    Italia 1861. La formazione dello Stato.
    Nei primi tempi dopo l’unificazione, l’Italia era ancora un paese in prevalenza agricolo, erano quasi tutti contadini e la maggior parte non sapeva leggere né scrivere. Ogni città e paese, inoltre, aveva una sua parlata particolare, il ministro Gabrio Casati fece estendere al resto del Regno la legge sull’istruzione elementare obbligatoria e gratuita per i primi due dei quattro anni previsti. Questa legge Casati però, non ebbe facile attuazione. Ciascuno dei vecchi Stati inoltre aveva proprie leggi tradizionali e pesi e misure erano diversi, così come le usanze e le abitudini di vita. Uno degli aspetti più inquietanti era l’insufficiente e scadente alimentazione poiché nell’area padana si consumavano grandi quantità di polenta di mais con l’aggiunta, raramente, di verdure e carne. Chi poteva anche del pane nero e iniziarono poi a diffondersi anche la patata e il riso. Questa monotonia alimentare, causò epidemie di pellagra (all’inizio infezioni della pelle e può portare poi alla pazzia e alla morte). Le condizioni alimentari del centro-sud non erano migliori del nord, infatti la dieta prevedeva pane di frumento, verdure e raramente pasta. C’era anche l’uso di grasso e strutto e l’uso del vino, molto importante dal punto di vista energico. La precarietà delle condizioni igieniche portava a infezioni e malattie, come il colera o il tifo nell’Italia meridionale. Il 27 gennaio 1861 si svolsero le prime elezioni politiche generali per la formazione del Parlamento italiano, il diritto di voto era riconosciuto solo a quanti possedevano un certo patrimonio e pagavano allo Stato un determinato importo di tasse. I due principali raggruppamenti politici furono:
    - La Destra “storica” costituita da moderati liberali, seguaci di Cavour. - La Sinistra comprendeva i democratici progressisti, provenienti dalle file mazziniane, garibaldine ed ex repubblicani che avevano accettato la monarchia un po’ a malincuore.
    Si ebbe la prevalenza della Destra dove Cavour ne divenne presidente e ministro degli Esteri. Si doveva creare una nuova organizzazione statale che sostituisse i diversi sistemi amministrativi e giudiziari, in un ordinamento unico; furono proposte due soluzioni:
    - Una basata sulle autonomie regionali, il governo centrale doveva lasciare alle singole regioni la libertà di amministrarsi in autonomia; - Una basata sulla centralizzazione, il governo centrale doveva regolare e controllare direttamente le regioni, per mezzo dei suoi funzionari.
    Vinse l’idea di uno stato centralizzato, l’attuazione di questa idea fu affidata a Bettino Ricasoli (successore di Cavour) e il paese fu diviso in province con a capo i prefetti che ricevevano gli ordini direttamente dal governo centrale. L’unificazione legislativa, monetaria e amministrativa, con l’abolizione di dogane interne, fu ultimata nel 1865; la lira divenne la moneta unitaria e tutto ciò portò alla formazione di un mercato nazionale, si ebbe una politica liberista, con libero movimento delle merci senza impedimenti di dazi o dogane. Questa politica però, comportò un danno per l’economia del sud che non resistettero alla concorrenza delle industrie più sviluppate né agli Stati stranieri più sviluppati. Iniziò così a delinearsi il contrasto economico tra il Nord e il Sud, la cosiddetta “questione meridionale”, grave problema che pesò sullo sviluppo complessivo del paese e che è uno dei nodi più complessi della vita economica e politica italiana. L’unificazione ebbe un alto costo economico che provocarono un disavanzo enorme. Quintino Sella, ministro
    delle Finanze, si propose l’obiettivo di portare in pareggio il bilancio, facendo ricorso ad una tassazione più pesante e attuando un sistema fiscale unico. Le somme più alte furono ottenute con le imposte indirette (sale, carbone, fiammiferi); a far scoppiare l’indignazione popolare fu un nuovo peso fiscale, deliberato nel 1868: l’imposta sul macinato, la nuova imposta entrò in vigore nel gennaio 1869 e scoppiarono subito dei tumulti. Scoppiò una grave rivolta armata, il “brigantaggio” in rivolta contro il nuovo Stato e i nuovi governanti. Il passaggio dal regime borbonico allo Stato unitario aggravò inizialmente, le condizioni di vita delle popolazioni, per l’aumento delle tasse e per l’introduzione del servizio militare obbligatorio, due pesi insostenibili per molte famiglie di contadini e braccianti. Tuttavia il governo, mandò l’esercito a reprimere la guerriglia con costi umani terrificanti. Nel 1865 il Sud poteva dirsi “pacificato”, ma nessuno dei problemi che avevano provocato il conflitto era stato veramente affrontato.


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    Sistemi RACS e RAPS
    Modello client/server per i servizi di rete


    Un insieme di cloni dedicati allo svolgimento di un particolare servizio è detto RACS (Reliable Array of Cloned Services), in cui se un clone subisce un guasto, un altro nodo può continuare a erogare quel servizio. Si possono presentare in due configurazioni:
    - Shared nothing, i dati memorizzati sono replicati su ogni clone e risiedono in un disco fisso locale a ogni clone; un aggiornamento di dati deve essere applicato a ognuno dei cloni.
    - Shared disk, chiamata anche clauster, i cloni condividono un server di memorizzazione che gestisce dischi fissi.
    Per risolvere il problema di indisponibilità di alcune funzionalità applicative in caso di guasto, si impiega la clonazione dei singoli server che costituiscono la partizione, creando dei pack. Si parla allora di RAPS (Reliable Array of Partitioned Service) che rappresenta una soluzione che garantisce sia scalabilità che disponibilità del servizio.


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    CITAZIONE (LAFE @ 12/11/2017, 20:07) 
    mi da il foglio con la faccia triste e dice che non ce nessdun video con formato o MIME supportati ma solo in alcuni episodi come il 642 di one piece

    Problema risolto.
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    Server farm: Cloning e Partitioning
    Modello client/server per i servizi di rete


    Un server farm è formata da un insieme di elaboratori che condividono le applicazioni e i dati; possono essere realizzate secondo due principi progettuali:
    - Cloning (clonazione), su ogni nodo che la compone vengono installate le stesse applicazioni software e gli stessi dati formando dei cloni; le richieste vengono poi inviate ai vari cloni attraverso un sistema di load-balancing (il bilanciamento del carico, tecnica che distribuisce il carico di elaborazione tra diversi server)
    - Partitioning (partizionamento) prevede la duplicazione dell’hardware e del software ma non dei dati, ripartiti tra i nodi. Le richieste vengono inviate alla partizione che possiede i dati rilevanti; i dati sono memorizzati su un singolo server, questo significa che in caso di guasto la parte di servizio da esso gestita non risulta più accessibile.


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    Evoluzioni delle architetture informatiche: da centralizzati a distribuiti
    Modello client/server per i servizi di rete


    L’architettura dei sistemi informatici indica l’insieme delle scelte tecniche e organizzative che influiscono sullo sviluppo e sull’utilizzo delle risorse tecnologiche di un sistema. Si sono sviluppate ed evolute nel tempo, passando da sistemi centralizzati a sistemi distribuiti. Un sistema informatico distribuito è quello che realizza almeno una delle seguenti operazioni:
    - Le applicazioni, risiedono su più nodi elaborativi (elaborazione distribuita);
    - Il patrimonio informativo, ospitato su più nodi elaborativi (base di dati distribuita).
    In termini generali quindi, un sistema distribuito è costituito da un insieme di applicazioni logicamente indipendenti che collaborano per il perseguimento di obiettivi comuni attraverso un’infrastruttura di comunicazione hardware e software.


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    Livelli Hardware detti tier
    Modello client/server per i servizi di rete


    I tre livelli applicativi (presentazione, logica applicativa, logica di accesso) possono essere installati su vari livelli hardware, detti Tier, dove un livello rappresenta una macchina con differente capacità di elaborazione. Un’applicazione può essere configurata come:
    - Single Tiered: i tre livelli sono ospitati da una singola macchina o host;
    - Two Tiered: i tre livelli sono divisi fra una macchina utente e la macchina server;
    - Three Tiered: i tre livelli risiedono ciascuna su una macchina dedicata.


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    Le applicazioni distribuite: front end, middleware o back and
    Modello client/server per i servizi di rete


    Il livello front-end è quello di presentazione e si occupa appunto, di gestire la logica di presentazione, quindi la modalità di interazione con l’utente: contiene la modalità di interfacciamento grafico e le modalità di rendering delle informazioni.
    Il livello middleware (o back and) contiene le combinazioni di accesso a basi dati distribuite in rete e di oggetti di controllo e di comunicazione, gestisce dati e alcuni oggetti lo controllano.


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    Le applicazioni e i sistemi distribuiti
    Modello client/server per i servizi di rete


    Le applicazioni distribuite, applicazioni costituite da due o più processi eseguiti, in parallelo su macchine distinte connesse da una rete di comunicazione, cooperano sfruttando i servizi forniti dalla rete di comunicazione. Sono divise secondo tre livelli applicativi:
    - Il livello presentazione, gestisce le modalità di interazione con l’utente;
    - Il livello della logica applicativa, si occupa delle funzioni da mettere a disposizione dell’utente;
    - Il livello di logica di accesso ai dati, si occupa della gestione delle informazioni.
    I sistemi distribuiti sono costituiti da un insieme d’applicazioni logicamente indipendenti che collaborano per il perseguimento d’obiettivi comuni attraverso un’infrastruttura hardware e software.


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    VLAN 802.1Q (tagged VLAN)
    Le VLAN


    La tecnologia che permette di far condividere una VLAN a due o più switch con una modifica del formato del frame ethernet è quella che utilizza lo standard 802.1Q che aggiunge 4 byte(TAG) che trasportano le informazioni sulla VLAN e altre aggiuntive. I pacchetti con questo formato non possono arrivare su qualsiasi porta dello switch in quanto questo deve essere in grado di interpretarli: si devono distinguere anche le porte in trunk/tagged e porte untagged:
    - Se la porta è associata a una VLAN “port based” (untagged) i frame ricevuti da quella porta non necessitano e non trasportano tag TPI e TCI, né dovranno trasportarla i frame in uscita; queste porte sono chiamate porte d’accesso (access port) e il link attestato su di esse, si dice access link.
    - Se la porta è associata a una o più VLAN in modalità tagged, i frame trasporteranno le informazioni di TAG e la VLAN di appartenenza del frame è definita dal valore inserito nel TAG: queste sono porte Trunk e il link si dice trunk link.


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    Realizzazione di una VLAN
    Le VLAN


    Per realizzare VLAN, gli switch e i bridge devono essere capaci di distinguere le diverse VLAN e per fare ciò devono osservare lo standard 802.1Q. Devono essere definite le VLAN all’interno del bridge, con nome e numero identificativo (VID, Virtual Identificator che ha range 1-1005). I bridge, per gestire più reti virtuali sulla stessa struttura fisica, devono saper svolgere tre funzioni:
    -ingress: deve capire a quale VLAN appartenga un frame in ingresso da una porta;
    -forwarding: conoscere verso quale porta deve essere inoltrato il frame verso destinazione in base alla VLAN di appartenenza;
    -egress: deve trasmettere il frame in uscita in modo che la sua appartenenza alla VLAN venga interpretata correttamente da altri bridge a valle.
    Una volta definita una VLAN ci sono due tecniche per associargli degli host (terminale collegato tramite link di comunicazione a una rete informatica, per esempio internet):
    -utilizzando i numeri di “porta” dello switch: potremmo decidere che la prima metà delle porte è riservata agli host della VLAN 20 e le rimanenti alla VLAN 10, ciò non è sicuro poiché qualunque “dispositivo” venga connesso alla porta diviene parte della VLAN.
    -utilizzando degli indirizzi delle interfacce di rete degli host: se si associano alla VLAN i singoli indirizzi degli host realizzando un sistema più sicuro; in questo caso un host viene collegato a una qualunque porta dello switch dato che viene riconosciuta la sua appartenenza per mezzo del suo indirizzo IP o l’indirizzo MAC, unico e immutabile per ogni interfaccia.


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    Vantaggi e svantaggi nell'uso delle VLAN
    Le VLAN


    I principali vantaggi sono:
    -risparmio: sulle stesse strutture fisiche si realizzano più VLAN secondo i bisogni del momento, risparmiando tempo e denaro;
    -aumento di prestazione: il frame (struttura che raggruppa più dati) non viene propagato verso destinazioni che non hanno necessità di riceverlo grazie al confinamento broadcast (invio di un messaggio elettronico a tutti gli utenti collegati nella stessa rete) alla singola VLAN;
    -aumento della sicurezza: si può vedere solo il traffico della propria VLAN e non delle altre, anche se si condivide lo stesso hardware di connessione;
    -flessibilità: si hanno due diverse situazioni nelle quali il vantaggio è notevole:
    1- se viene spostato un utente fisicamente, può rimanere connesso alla VLAN con una semplice riconfigurazione degli switch o dei bridge;
    2- se viene spostato un computer fisicamente, rimane comunque collegato alla VLAN senza configurazione dell’hardware.


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    Concetto di rete virtuale
    Le VLAN


    Una Virtual LAN, conosciuta come VLAN, è una LAN realizzata logicamente tramite lo standard 802.1Q che definisce le specifiche che definiscono più reti locali virtuali distinte, utilizzando e condividendo la stessa infrastruttura fisica; essa, è un’astrazione che permette a computer, collocati in luoghi non vicini fisicamente, di comunicare come se fossero sullo stesso dominio di collisione.


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    Interazione tra i processi
    Sistemi Operativi


    L’avanzamento dei vari processi avviene in modo sequenziale, il sistema operativo assegna ad ogni processo le risorse necessarie nel momento in cui servono in modo da portare a compimento il lavoro, ma possono avvenire anche in modo non sequenziale. Ad un primo livello di interazione tra processi troviamo la possibilità di scambiare dati e messaggi tra processi: send per inviare il messaggio o il dato e receive per la ricezione. Un esempio di scambio è fornito dalle architetture client/server. Il server si mette a disposizione dei client per ricevere e inviare dati sulla rete: le routine software che svolgono questo lavoro, sono chiamate socket. L’esecuzione dei processi in un sistema multiutente è gestita in modo più efficiente se si possono eseguire interi processi in modo parallelo: elaborazione parallela. Il sistema operativo può chiedere l’esecuzione di uno o più processi mentre è in corso l’esecuzione di un altro processo; i diversi processi lanciati in esecuzione, Coroutine, segnalano il completamento dell’esecuzione con la primitiva Resume, cedendo il controllo di un’altra Coroutine. Quando l’esecuzione di un processo incontra un punto in cui può essere inviata l’esecuzione di un altro processo che può avanzare in modo parallelo al primo, il SO, genera un processo figlio che può avanzare in modo indipendente dal padre, attraverso la primitiva fork. Il processo padre prosegue in parallelo la sua esecuzione fino a quando non incontra la primitiva join con la quale controlla il completamento del lavoro da parte del processo figlio. Con le primitive Cobegin e Coend, all’interno di uno stesso processo, diverse esecuzioni possano essere lanciate in esecuzione in modo parallelo. La situazione è diversa quando i processi entrano in concorrenza, si definiscono elaborazione concorrente di processi e il SO deve svolgere la gestione della sincronizzazione tra i processi; si deve gestire anche l’interferenza tra i processi, evitando perdite di dati e garantendo la protezione delle rispettive aree di lavoro.
    Possiamo avere il caso in cui due processi operano in modo concorrente: lo schema tipico Produttore/Consumatore nel quale il primo processo deve produrre risultati necessari all’avanzamento del secondo che non può proseguire se i risultati del primo non sono disponibili. Essi condividono un’area di lavoro comune (buffer). L’avanzamento di un processo può avvenire solo se ciascuno esclude l’altro nell’uso di una determinata risorsa (mutua esclusione). Il meccanismo più importante per gestire la sincronizzazione di processi e la mutua esclusione, si chiama semaforo; è una variabile all’interno della memoria di lavoro del sistema operativo che può assumere valori binari 0 e 1 o un valore intero non negativo. Possono essere usati per condividere spazi di memoria comuni o consentire a più processi l’accesso ai file; vengono utilizzati quando i processi entrano nelle sezioni critiche (quando si possono creare conflitti con altri processi nell’uso delle risorse). Le primitive utilizzate con i semafori sono: wait (attesa prima di entrare nella zona libera, s’impedisce ad altri processi di effettuare le stesse operazioni sulla stessa risorsa) e signal (libera il semaforo quando ha terminato la sezione critica). I processi entrano in una situazione di stallo quando un processo P1 ha in uso la risorsa R1 e richiede la risorsa R2, occupata già dal processo P2 che a sua volta, richiede anche la risorsa R1. Quindi, due processi sono nella situazione di stallo (o deadlock) se sono verificate le seguenti condizioni:
    -risorse non condivisibili: ci deve essere mutua esclusione tra i processi sull’uso delle risorse;
    -possesso e attesa: un processo ha una risorsa e ne richiede un’altra già in uso da un altro processore;
    -attesa circolare: il primo processo possiede una risorsa che è richiesta dal secondo processo, ecc. e l’ultimo processo richiede una risorsa posseduta dal primo processo;
    -prelazione (preemption) impossibile: una risorsa, una volta assegnata a un processo, non può essere sottratta al processo stesso.
    Il compito del gestore dei processi consiste nel risolvere questi diversi stati attraverso diverse modalità:
    -prevenire situazioni di stallo;
    -operare un controllo costante sull’avanzamento dei processi (si può terminare in modo forzato un processo o prelazione su una risorsa);
    -evitare le situazioni di stallo, con l’esecuzione di una procedura di rilevazione preventiva di un possibile blocco critico: ciò richiede un sovraccarico di lavoro per il sistema operativo.


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