Posts written by Kirito

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    Il nucleo: time sharing e politiche di scheduling
    Sistemi Operativi


    Il nucleo, chiamato kernel, è la parte del sistema operativo più vicina alla macchina, strettamente dipendente dall’hardware. Le funzioni fondamentali del nucleo sono:
    -avvio e terminazione dei processi;
    -assegnazione della CPU ai diversi processi;
    -sincronizzazione tra i processi;
    -sincronizzazione dei processi con l’ambiente esterno.
    Il nucleo comprende tutte le routine di risposta alle interruzioni e le procedure che assegnano la risorsa CPU ai diversi processi, le norme che regolano queste assegnazioni vengono chiamate politiche di scheduling. Si organizzano i processi, pronti su diverse code, in base alle diverse priorità. Al momento di scegliere il processo da mandare in esecuzione, vengono favoriti quelli con priorità più elevata. Il gestore dei processi (scheduler), anch’esso è un processo, ha la priorità massima, così come il processo che si occupa delle interruzioni (interrupt handler). Il time sharing, è la tecnica di gestione dei programmi attivi su un elaboratore che consente di assegnare, a turno, la priorità d’uso del processore a intervalli di tempo regolari, per simularne l’esecuzione parallela.


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    Struttura modulare di un Sistema Operativo
    Sistemi Operativi
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    Per entrare nel dettaglio delle funzioni svolte dal sistema operativo, si utilizza un modello che consente di mettere a fuoco i principali meccanismi di interazione tra le varie parti che lo costituiscono e di queste con l’esterno; la schematizzazione usata è di tipo gerarchico e viene detta a macchine virtuali. Il modello onion skin rappresenta il sistema operativo come una successione di strati costruiti sopra la macchina hardware, ciascuno dei quali rappresenta un livello di macchina virtuale. Ciascun strato costituisce un modello, composto da programmi che vedono solo le procedure implementate dagli strati sottostanti, attraverso le primitive che possono essere invocate solo dai moduli di livello superiore.


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    Processi e Threads
    Sistemi Operativi


    Si definisce processo, l’insieme formato da un elenco finito di azioni da eseguire in sequenza e dai dati che vengono elaborati dalle stesse azioni, più comunemente sono dei programmi in esecuzione. Essi sono sequenziali e si evolvono nel tempo.
    Si definisce thread invece, una suddivisione di un processo in due o più sottoprocessi. Rispetto al processo, esso è più “snello”.


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    Concetto e funzioni del Sistema Operativo
    Sistemi Operativi


    Un sistema operativo (SO) è un software di sistema che gestisce le risorse hardware e software della macchina. Il suo compito è di garantire la corretta evoluzione dello stato, assegnando le risorse in modo che tutti i richiedenti vengano prima o poi soddisfatti e realizzando la sicurezza per ciascun utente e per sé stesso. La memoria centrale, deve essere divisa tra gli utenti senza possibilità di accedere alle zone al di fuori della propria competenza impedendo modifiche al codice di altri utenti o del sistema operativo. Questa attività avviene in modo automatico e periodico; in più, il sistema operativo mette a disposizione le proprie routine (sequenza di istruzioni che consentono di eseguire un’operazione di frequente esecuzione), l’esecuzione delle quali viene avviata su richiesta. Le sue funzioni possono essere classificate in tre blocchi:
    -Esecuzione di programmi;
    -Controllo del trasferimento dati verso le periferiche;
    -Gestione del file.


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    Giuseppe Ungaretti
    Ungaretti illustrato in modo sintetico


    Nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto e inizia a occuparsi di letteratura, leggendo i maggiori scrittori moderni e contemporanei. Passando per l’Italia, si reca a Parigi, approfondendo la conoscenza della poesia decadente e simbolista. Si arruola come volontario in un reggimento di fanteria, inviato a combattere sul Carso, dove pubblica Il porto sepolto, Allegria dei naufragi. Le due raccolte confluiranno poi nel volume L’allegria. Si trasferisce a Roma nel 1921 e, nel 1933 pubblicherà la raccolta Sentimento del tempo. Nel 1936 fu chiamato per ricoprire la cattedra di Letteratura italiana all’università di San Paolo in Brasile, rientrò poi in Italia a insegnare Letteratura italiana all’università di Roma. La sua poetica si basa su:
    -componente autobiografica trasfigurata per caricare i versi di valore esemplare;
    -la poesia penetra il mistero della realtà grazie ai procedimenti di tipo analogico;
    -la parola poetica possiede un significato magico ed esoterico: attraverso la parola il poeta coglie la totalità e la pienezza dell’essere, essa possiede valore evocativo e forza di penetrazione intuitiva.
    -altissimo livello di sperimentazione formale: lessico selezionato e suggestivo, sintassi ridotta all’essenziale e punteggiatura assente.
    L’allegria, raccolta di poesie nata con il nome di Allegria di naufragi, esprime i sentimenti nati dall’esperienza della Prima Guerra Mondiale, come dolore e come scoperta dei valori più autentici di fratellanza e umanità. L’opera è suddivisa in cinque sezioni e si tratta tuttavia di una autobiografia “trasfigurata”, in quanto i singoli eventi assumono valore di un’esperienza paradigmatica in cui l’uomo incontra la verità, il senso profondo e ultimo della propria esistenza. Per Ungaretti il poeta è una sorte di “sacerdote” della parola. La capacità di sintesi della poesia è misteriosa e il poeta usa l’analogia; questo procedimento va oltre la simbologia. Comporta inoltre, la distruzione del verso tradizionale, incontra lo stile nominale.
    Veglia: In questa poesia il poeta resta a lungo in una fossa accanto al cadavere di un suo compagno, fino a quasi condividere con lui l'esperienza di morte. Il poeta, sceglie di rovesciare la drammaticità della scena con un immenso atto vitale con un senso di legame e di compenetrazione tra lui stesso ed il defunto. L'attaccamento alla vita affermato nella conclusione invece ha un valore in qualche modo religioso: il sopravvissuto custodisce i valori della vita anche per il morto. Nel concludere così il componimento, il poeta non vuole indicare la sua resa all'insensatezza del dolore e della morte, ma dimostrare il suo bisogno di suprema armonia, da realizzarsi attraverso l'assunzione di quelle parti di realtà bisognose di significato.
    Soldati: La precarietà della vita dei soldati è come quella delle foglie di autunno: con un filo di vento esse possono staccarsi e scomparire, così come può spezzarsi all'improvviso l'esistenza degli uomini e in particolare riferimento alla condizione dei soldati al fronte. Come in molte altre delle sue liriche, anche in questa il poeta non utilizza alcun tipo di punteggiatura per esprimere un flusso continuo, come se il tempo si fosse fermato.
    San Martino del Carso: Di fronte a un villaggio semidistrutto dalla guerra, il poeta richiama alla memoria le figure dei compagni morti combattendo: nessuno manca all'appello del cuore straziato. Le parole di cui la lirica è costituita appartengono al linguaggio comune, ma la loro essenzialità è tale da produrre un effetto di poesia totale, addirittura rarefatta.
    I fiumi: è sera e il poeta si sta riposando, fissando la Luna. Lui, unico superstite si sente come una reliquia conservata in un’urna d’acqua che rievoca il sacramento del battesimo e quindi la rinascita. Dopo essersi rialzato dalla trincea, cammina in bilico, immergendosi nelle acque del fiume ed infine, si prostra al sole. Il poeta poi, parlando al presente, ripercorre il passato attraverso i fiumi che hanno segnato alcune tappe importanti. Ritorna infine al presente, nostalgico e triste paragonando la precarietà della sua vita ad una crolla di un fiore.
    Girovago: domina il tema centrale della mancanza di un punto di riferimento poiché il poeta non riesce più a trovare un luogo sicuro che lo accolga. In ogni posto in cui va, se ne stacca sempre da straniero.
    Il sentimento del tempo sono le poesie scritte a partire dal 1919, il poeta vuole evidenziare un altro modo possibile di intendere il tempo, come durata, in un processo continuo di distruzione e rinascita. Lo scenario in cui si collocano le poesie di questa raccolta è Roma, luogo della memoria. Fanno comparsa anche alcune divinità della mitologia greco-romana. Si recuperano le strutture sintattiche e le forme metriche tradizionali.
    Il dolore è una raccolta del 1947 che si fa voce del tormento personale (la morte del fratello e del figlio) e collettivo (la guerra). Si risolve in una sorte di diario poetico, specchio di vita tradotto in confessione autobiografica.
    Non gridate più: scritta nell’immediato dopoguerra, indirizzata a coloro che hanno superato la tragedia di quegli anni (Seconda Guerra Mondiale). Con l’espressione “cessate di uccidere i morti”, un adynation, cioè una cosa impossibile, il poeta chiede di superare l’odio che ancora insanguina la vita politica e civile italiana. C’è una contrapposizione tra grido (dei vivi) e sussurro (dei morti).


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    Luigi Pirandello
    Pirandello illustrato in modo sintetico


    Pirandello nacque nel 1867 nelle campagne di Girgenti. L’agiatezza economica della famiglia gli consentì di studiare a Palermo, Roma e a Bonn, dove si laureò nel 1891. Andava intanto pubblicando i primi volumi diversi: Mal Giocando e Pasqua di Gea. A Roma conobbe Luigi Capuana, che ne incoraggiò l'ambizione letteraria. Nel 1898 fondo con alcuni amici la rivista "aria", dove comparve il suo primo dramma, l'Epilogo. Pubblicò anche alcune novelle, raccolte nel 1894 nel volume "Amori senza amore", e due raccolte di poesie, Elegie Renane e Zampogna. Dal 1897 si dedicò all'insegnamento di lingua e letteratura italiana presso l'Istituto superiore di magistero. Nel 1903 l'allagamento di una zolfara provocò la rovina economica della famiglia. La moglie fu colpita da un esaurimento nervoso che degenerò in paranoia e dovette essere ricoverata in una clinica. Luigi fu costretto ad un lavoro febbrile per provvedere al sostentamento della famiglia: nel giro di pochi anni pubblicò diversi romanzi e molte raccolte di novelle. Pubblicò inoltre I due saggi: arte e scienza e l'umorismo, mentre nell'anno seguente iniziò a collaborare con il “Corriere della Sera”. La fame internazionale, che gli valse nel 1934 il premio Nobel, è legata al suo teatro. Si dedicò a tempo pieno al teatro a partire dal 1916, mettendo in scena capolavori come: così è se vi pare, il berretto a sonagli, sei personaggi in cerca d'autore. Al 1924 datano sia l'adesione al fascismo sia la costituzione della campagna del teatro dell'arte, che Pirandello diresse fra il 1925 e il 1928 affrontando diverse tournée all'estero per curare personalmente l'allestimento dei propri lavori. Morì infine nel 1936, lasciando irrealizzato l'ambizioso progetto di creare e dirigere un teatro di Stato. Per Pirandello, secondo una concezione vitalistica, la realtà è caos: trasformazione continua, flusso vitale, perenne movimento. Ogni tentativo di fissarla, darle una forma e un senso, si rivela illusorio. Qualunque conoscenza assoluta e oggettiva su di sé e sul mondo è preclusa all'uomo, che deve accontentarsi di opinioni soggettive, notevoli, anche se in perenne divenire. Il concetto di identità personale: attribuirsene una o attribuirla agli altri, presume la propria conoscenza o la conoscenza degli altri. La personalità di ciascuno è sfuggente, in perpetua metamorfosi, proprio come il corpo. Qualunque tentativo di mettere ordine nella propria vita significa soffocarla, richiuderla nella prigione di una forma, ciò crea appunto il contrasto tra vita e forma. Ciascuna di queste “forme”, è una maschera che noi stessi ci imponiamo o che c’impone la società. Esse sono sentite come “trappole” in cui l’individuo si dibatte, lottando invano per liberarsene. L’istituto in cui si manifesta per eccellenza, è la famiglia, l’altra è quella economica con lavori frustranti e monotoni. Secondo Pirandello il solo modo per recuperare la propria identità è la follia, tema centrale in molte: dire sempre la verità, la nuda, cruda e tagliente verità, infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Questo comportamento porterà presto all'isolamento da parte della società e, agli occhi degli altri, alla pazzia. Secondo il poeta inoltre, ognuno ha la sua verità che nasce dal modo soggettivo di vedere le cose: questo relativismo conoscitivo porterà ad un’inevitabile incomunicabilità fra gli uomini che non possono intendersi poiché ognuno ha diversi punti di vista. L’umorismo è un saggio diviso in due parti: nella prima si delimita l’oggetto, nella seconda si passano in rassegna esempi tratti da diversi autori e opere. L’umorismo presuppone un’azione intenzionale, una volontà in atto; l’azione istintiva obbedisce ad una legge di natura, pertanto non è mai umoristica. Inoltre è distinto dal comico: quest’ultimo ha come solo scopo suscitare il riso, che è un “avvertimento del contrario” e nasce quando per esempio (vecchia signora vestita in modo giovanile poiché aveva un marito più giovane). Per passare dal comico all’umoristico deve subentrare la riflessione, nel tentativo di intuire le ragioni che stanno alla base del comportamento ridicolo; si raggiunge così un “sentimento del contrario”, che rende amaro il riso a cui si mescolano la commozione e la compassione. Pirandello assegna alla riflessione una parte essenziale nella creazione di un’opera d’arte umoristica: è solo grazie ad essa, infatti, che dall’ “avvertimento del contrario” si passa al “sentimento del contrario”. Il ruolo centrale della riflessione comporta uno sdoppiamento nell’atto della concezione artistica, per cui il vero umorista è al tempo stesso poeta e critico.
    Il treno ha fischiato: Il protagonista, Belluca, un contabile mansueto viene sottoposto a pressioni sia nell'ambito familiare sia lavorativo. Al lavoro, infatti, è vittima dei colleghi che cercano di provocare in lui reazioni violente, visto che è sempre controllato. In famiglia, deve mantenere la moglie, la suocera e la sorella della suocera - tutte e tre cieche - più le due figlie vedove e sette nipoti. Belluca per mantenere la famiglia e poter soddisfare le esigenze delle donne è costretto a intraprendere un secondo lavoro, il copista di documenti, nelle ore notturne. Una sera, dopo aver sentito il fischio di un treno, che precedentemente non aveva mai notato, si ribella alle angherie del capoufficio. Con queste reazioni, fuori dagli schemi della società e dal suo modo di essere, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo fanno rinchiudere direttamente nell'ospizio. Solo un vicino di casa si rende effettivamente conto delle motivazioni che l'hanno spinto a tale gesto ed è l'unico a capire che il protagonista non è diventato pazzo, bensì il suo comportamento è stato una semplice reazione alla situazione diventata ormai insostenibile. Nella novella l'ordine cronologico è invertito. Non si va dalla normalità alla pazzia ma dalla pazzia dobbiamo risalire alle cause che l'hanno determinata che affondano nella probabile normalità.
    La trappola: il racconto è organizzato in forma di monologo interiore di un uomo, Fabrizio, che sta parlando con un interlocutore immaginario. Inizia raccontando che di notte gli oggetti non dormono ma restano nella stessa posizione che tengono di giorno e, a differenza dell'essere umano che è mortale, gli oggetti rimangono e vengono vissuti da più persone. I vestiti, per esempio, vengono portati da più persone, lo specchio per anni specchierà sempre persone diverse. L'uomo continua parlando della vita che ritiene una trappola da cui non ci si può liberare, infatti per lui la vita non ha alcun senso perché si morirà per forza senza far nulla per evitare la morte. Continua il discorso affermando che anche le donne sono una trappola, infatti seducono gli uomini, ci si accoppiano, e mettono alla luce tanti "piccoli morti" che sono a loro volta in trappola perché appena nati iniziano a morire. Il narratore racconta di essere caduto lui stesso nella trappola di una donna che aiutava suo padre malato, lei non poteva avere figli e così aveva estorto una gravidanza al protagonista e poi era scappata con il marito. Il brano si conclude con Fabrizio che medita perché vorrebbe che suo padre molto malato venisse liberato dalla "trappola" e lui stesso vorrebbe ciò anche per sé.
    Il fu Mattia Pascal narra di un bibliotecario in un paesino della Liguria, che conduce un’esistenza grigia e vuota; per sfuggirla, decide di emigrare segretamente in America, ma, facendo tappa a Montecarlo, tenta la sorte e vince una somma ingente al casinò. Sulla via del ritorno, legge per caso sul giornale la notizia della propria morte: il cadavere di un uomo è stato riconosciuto da sua moglie come Mattia Pascal. Deciso a cogliere l’occasione per cambiare vita, il protagonista assume il nome di Adriano Meis, viaggia in Italia e all’estero e infine si stabilisce a Roma, in casa di Anselmo Paleari e si innamora, ricambiato, di sua figlia. Privo com’è di un passato e di un’identità anagrafica, Adriano Meis purtroppo deve prendere atto di essere persona fittizia, inconsistente, e decide pertanto di “suicidarsi”, inscenando il proprio annegamento nel Tevere. Tornato a Miragno, non può però riprendere la vita di prima: sua moglie si è risposata e, il posto di bibliotecario è ormai occupato da un altro. Non gli rimane così che scrivere le proprie memorie e fare visita alla propria tomba, rassegnandosi a non esistere più se non come il fu Mattia Pascal.
    Cambio treno (capitolo sette): Mattia è in treno, diretto verso casa, incerto sul da farsi. Quali prospettive davanti a lui? Riscattare il mulino e fare il mugnaio? Immagina la scena del ricongiungimento con la moglie e la suocera: entrambe manifestano inizialmente indifferenza, ma dopo un po’ la suocera ricomincia a sputar bile e a rinfacciare al genero il posto di bibliotecario perso. Mattia vede sé stesso mentre estrae la fortuna guadagnata al casinò, conta le banconote davanti agli occhi esterrefatti delle due donne e poi se ne va. Pensa a tutti i debiti che dovrà saldare una volta arrivato a casa. Il treno si ferma, Mattia scende e compra un giornale: rimane allibito quando legge la notizia della sua morte. A Miragno, il giorno prima è stato ripescato il corpo putrefatto di un uomo che è stato riconosciuto come quello di Mattia Pascal; non crede ai suoi occhi: come è possibile che moglie e suocera abbiano riconosciuto rispettivamente marito e genero nel corpo di un estraneo? Ma improvvisamente Mattia ha un’illuminazione “Ero morto, morto, non avevo più debiti, né moglie, né suocera: nessuno! Libero! Libero! Libero!” Mattia rinuncia a risalire sul treno, si procura un altro giornale per rileggere con calma e tranquillità l’articolo. Si sente “ paurosamente sciolto dalla vita, superstite di se stesso, sperduto, in attesa di vivere oltre la (fittizia) morte, senza intravvedere ancora in quale modo.”
    Nell'articolo si parla della “tremenda costernazione e dell’inenarrabile angoscia” che tormenta moglie e suocera” , della “vedova sconsolata che piange il diletto marito”, della “stima dei concittadini”. Mattia prende la sua decisione e si sente sollevato.
    Il fu Mattia Pascal (conclusione del romanzo, capitolo diciotto): Mattia in treno è preso dall'ansia e dalla rabbia. Arrivato a Miragno, si reca di corsa a casa di Pomino. Alla sua vista Pomino, la suocera e Romilda sono terrorizzati e lo guardano come se vedessero un fantasma.
    Mattia scopre che Romilda ha avuto una bambina da Pomino. Segue un’accesa discussione al termine della quale Mattia afferma che non intende ritornare a vivere con la moglie: il matrimonio con Pomino non verrà quindi annullato. Mattia se ne va. Si stabilisce presso la zia Scolastica e riprende il suo lavoro di bibliotecario. A chi gli domanda come si chiami lui risponde:” IO SONO IL FU MATTIA PASCAL”.
    Uno nessuno centomila narra di una banale osservazione della moglie sulla forma del suo naso scatena in Vitangelo Moscarda riflessioni che mettono in crisi il concetto di identità. Resosi conto che gli altri non lo vedono come lui si vede, decide di sfatare la propria nomea di usuraio, ottenendo però il risultato di essere creduto anche pazzo. La situazione precipita quando Anna Rosa, amica della moglie, gli svela il piano dei parenti teso a farlo interdire per impedirgli di dilapidare il patrimonio; allorché l’amica, in preda ad una crisi isterica, a seguito dei ragionamenti di Vitangelo, gli spara ferendolo, egli per difenderla lascia intendere di averla aggredita, guadagnandosi la fama di maniaco sessuale. Lo scandalo viene messo a tacere dal vescovo che convince il protagonista a devolvere i propri beni alla costruzione di un ospizio e a ritirarvisi lui stesso. L’identità che gli altri attribuiscono ad una persona finisce per condizionarne la vita: crea un pregiudizio da cui non ci si può liberare, e se qualcuno cerca di comportarsi diversamente, ottiene solo di passare per pazzo. Vitangelo ha compreso il “gioco” ossia che la pazzia non è una malattia, ma parte integrante della natura umana. Gli uomini non si dividono in pazzi e sani, ma in pazzi inconsapevoli, che non sanno o non vogliono comprendere il gioco della vita, e pazzi consapevoli, che cioè si rendono conto di recitare una parte, giacché l’identità che l’uomo crede di possedere è un goffo tentativo di costringere in una forma il flusso inarrestabile della vita. Nell’uomo, causa di tutti i mali è la coscienza, che dà un nome e un significato alle cose. Unica via d’uscita è rinunciare alla coscienza, esistere senza sapere di esistere, immergendosi nella natura, perdendosi in essa: è questa la scelta finale cui approda Vitangelo Moscarda.
    Nessun nome: la narrazione si apre in un tribunale dove Vitangelo deve deporre la testimonianza a favore di Anna Rosa. Si presenta vestito in modo bizzarro e quando viene interpellato, inizia un lungo discorso sul fatto di non riconoscersi più nel suo cognome. Ha la convinzione che il nome possa essere assegnato solo ai morti poiché sulle epigrafi funerarie si legge il nome. Lui non si sente morto e da tale non riconosce alcun nome. Il suo compito, nell’ospizio, è di rinascere giorno per giorno, reincarnandosi in ogni altra cosa diversa da lui stesso.


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    Benvenuto :)
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    Le avanguardie storiche (Il Futurismo)
    Avanguardie storiche illustrate in modo sintetico


    Si definisce “avanguardia” una pattuglia di soldati che va in avanscoperta affrontando i maggiori pericoli. In senso politico invece, si definiscono gruppi a capo di movimenti rivoluzionari. Essi avevano l’esigenza di: costituirsi in gruppi e di formulare dei programmi. Nel ‘900, il termine “avanguardia” si estende a designare tendenze letterarie e artistiche, impiegato per movimenti come: Futurismo, Dadaismo e Surrealismo. Il Futurismo, formato da gruppi di persone che rifiutavano tradizioni, una rivolta che vuole colpire al cuore le ideologie dominanti; mirava ad un rinnovamento della società. Lo scrittore contesta l’intero sistema del “mercato culturale”, l’opera rifiuta il successo facile e immediato, risultando di difficile comprensione. Il Futurismo si diffuse in Europa e nel mondo. Nel 1909 fu pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti il manifesto del futurismo con il suo programma di rivolta contro la cultura del passato, proponeva una concezione della vita rinnovata. (valori della velocità e del dinamismo) Culto dell’azione violenta ed esasperata che respinge ogni forma di organizzazione politica e sindacale con adesione all’ideologia nazionalista. Sul piano formale si voleva distruggere la sintassi con la teoria delle “parole in libertà”, consisteva nel mettere sostantivi a caso.
    Filippo Tommaso Marinetti, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876, compì gli studi superiori a Parigi. Nel 1905 fondò a Milano la rivista “Poesia”, con l’intento di far conoscere le voci dei nuovi scrittori, italiani e stranieri. Nel 1909 scelse un prestigioso giornale parigino, “Le Figaro” per lanciare il Manifesto del Futurismo, che costituisce l’atto ufficiale della fondazione del gruppo. Nel 1912 pubblicò il Manifesto tecnico della letteratura, in cui definiva i procedimenti della scrittura letteraria.
    Manifesto del Futurismo: ha un significato soprattutto ideologico, enuncia i principi fondamentali della rivoluzione futurista. La strategia argomentativa del discorso oppone i “futuristi” a tutta la mentalità del passato. Il loro irrigidirsi in forme abitudinarie e prevedibili coincide con la morte: la vita è da cercare nel movimento e in un’azione sempre più energica. Anche sul piano artistico il programma si basa sull’ammirazione di opere antiche.
    Manifesto tecnico della letteratura futurista: vengono enunciati da un punto di vista operativo, cioè “tecnico”, i procedimenti su cui intende basarsi la nuova letteratura futurista; come per esempio: la distruzione della sintassi, l’uso del verbo all’infinito, l’eliminazione dell’aggettivo e dell’avverbio. Anche i segni matematici simulano movimento, velocità e simultaneità.
    Bombardamento: il brano si proporre di tradurre quell’ “ossessione della materia”; gli effetti del bombardamento sono resi tramite onomatopee, evidenziati in neretto, per ricreare il suono dei rumori assordanti e dei boati. Analoga è la funzione degli spazi bianchi tra le parole, che corrisponde alle pause e ai silenzi; l’uso del verbo all’infinito, suggerisce l’idea della continuità e della durata.
    L’esaurirsi della lirica tradizionale ha la sua principale manifestazione nel movimento crepuscolare; essi contrappongono le atmosfere grigie e malinconiche della vita quotidiana: si tratta di una poesia che rinuncia a proporre messaggi eccezionali, ostentando la propria inutilità. La solitudine, la sofferenza legata alla malattia e il desiderio di morte, l’inutilità della poesia nella società moderna sono temi principali dei componimenti di Sergio Corazzini e Guido Gozzano.
    Desolazione di un povero poeta sentimentale: poesia di Sergio Corazzini. Il componimento si presenta come autobiografico; la domanda formulata nel primo verso (“Perché tu mi dici: poeta?”) trova risposta negativa poiché il poeta rifiuta la qualifica di autore. La seconda strofa sottolinea come la vita del poeta sia stata povera, l’esistenza si rivela un’esperienza che non contiene ragioni particolari per continuare ad essere vissuta. La rappresentazione del dormire prefigura l’immagine cristiana della morte; il sonno rivela le sue paure infantili e il desiderio di soffrire.
    E lasciatemi divertire: poesia di Aldo Palazzeschi, propone la poesia come puro divertimento, fatto di accostamenti e suoni verbali, privi di significato, ma con un valore onomatopeico. Alle obiezioni l’autore contrappone la sua idea di poesia come assoluta libertà di espressione e forma gratuita di divertimento.


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    Giovanni Pascoli
    Pascoli illustrato in modo sintetico


    Maggior esponente del simbolismo, poeta evocativo che ha saputo guardare al di là della superficie per afferrare l’essenza delle cose; il suo occhio penetrante guarda gli oggetti più umili con lo stupore di un fanciullino per raggiungere verità eterne. Nacque nel 1855 a Forlì e crebbe in una famiglia patriarcale e agiata in campagna. Entrò nel collegio dei padri scolopi a Urbino, nel 1867 il padre venne assassinato e l’anno dopo morì la madre sconvolgendo il nido familiare. Finito il liceo poté iscriversi all’università di Bologna. La morte del padre ha segnato la vita del poeta e sta alla base della sua vocazione poetica. L’elaborazione del lutto conferisce una nota dominante a tutta la sua produzione. L’evento traumatico genera in lui una riflessione infantile, che si manifesta nel simbolo del nido. Il tema del nido simboleggia la famiglia e viene visto come un luogo caldo, protettivo e segreto. Il nido difende chi sta dentro, è il tentativo di recuperare l’età d’oro, ovvero dell’infanzia, l’unico tempo davvero sereno; proprio Pascoli ha un atteggiamento infantile, come se rifiutasse la vita adulta. La famiglia viene definita da Pascoli, come famiglia d'origine chiusa ed esclusiva che si costituisce come alternativa al matrimonio. In questa visione, il male più grande è la dispersione del nido, per esempio: l’abbandono della casa, i lutti familiari o il fidanzamento della sorella Ida. Pascoli fu poeta sincronico (scrisse più opere contemporaneamente). Il fanciullino fu pubblicato in anteprima nel 1897, pubblicata nel 1903. Figura del “fanciullino eterno”, in un io adulto esso non scompare, rimane parte integrante della nostra personalità; osserva le cose con meraviglia (come se fosse la prima volta). Per conoscere il fanciullino bisogna saper decifrare la natura. Pascoli utilizza figure di suono costruendo un linguaggio fonosimbolico. La verità cercata nelle piccole cose, a chi sa accontentarsi non manca nulla. La poesia ha utilità morale e sociale, il poeta può insegnare perché ci aiuta a riscoprire la verità delle piccole cose. L’opera Myricae comparve nel 1890 il titolo per la prima volta, raggruppando 9 poesie nella rivista “vita nuova”; l’anno successivo in un piccolo volume offerto ad un amico per dono di nozze comprendendo 22 poesie. Myricae è un termine latino che significa tamerici, arbusti per accendere il fuoco. Per Pascoli, il termine: simboleggia il mondo umile delle piccole cose, il legame con il luogo natale e un termine latino per omaggiare Virgilio. I temi principali di questa opera sono: il tema funebre della rievocazione dei lutti di famiglia (al bene della natura si mescola la malvagità dell’uomo); il tema del nido: luogo degli affetti e rifugio contro la cattiveria dell’uomo (ogni distacco è un trauma, ogni ritorno è una regressione alla beatitudine). Simbolo del riparo offerto dalla natura contro la violenza della storia ed il tema della morte: il nido appare come campo in cui il bene, la natura e la vita danno battaglia contro il male.
    X Agosto: è una delle poche poesie in cui Pascoli, rievoca la propria tragedia personale, l’uccisione del padre, avvenuta il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto 1867. Il tema centrale nella poesia è il problema del male, poiché il cielo appare impotente a riscattare tanto male e quindi si limita ad uno sterile compianto. Altro tema centrale è il “nido”, l’analogia tra la rondine e l’uomo, non è solo nel loro sacrificio, ma anche nel fatto che essi vengano violentemente esclusi da esso.
    Novembre: si ha l’introduzione da un paesaggio soleggiato, quindi primaverile fino ad un paesaggio d’autunno, a novembre. Uno dei primi temi affrontati, è la realtà che è frutto dell’immaginazione poiché il reale non è quello che appare e la primavera è solo un’illusione. Dietro il paesaggio primaverile, si disegna poi, l’immagine simbolica della morte. Alla morte alludono i rami stecchiti come scheletri e il nero delle loro trame, che nega l’azzurro del cielo sereno (simbolo di vita).
    Lavandare: descrive un aratro solo in un campo e da lontano si sentono le lavandaie cantare. Il tema del valore simbolico della natura si percepisce dallo stornello delle lavandaie e dalla solitudine dell’aratro nel campo. Ciò che gli oggetti esprimono è ripreso dal canto popolare, che ribadisce la malinconia della lontananza, della solitudine e dell’abbandono.
    Il lampo: si descrive lo scenario di un paesaggio che è colto improvvisamente da un lampo, una visione che rivela l’aspetto cupo del cielo e della terra turbati da un temporale notturno e dove, da lontano, si intravede una casa bianca paragonata ad un occhio che si spalanca e subito si richiude nell’oscurità. Le parole vengono scelte per il suono che esse producono e non per il loro significato.
    Temporale: si descrive l’arrivo di un temporale con una punteggiatura forte e con un perfetto esempio di linguaggio analogico. Tra il casolare e il gabbiano c’è un rapporto di somiglianza dovuto al colore bianco ed al fatto che entrambi si tagliano nel cielo. La nota di bianco del casolare possiede un valore simbolico: se il nero che invade l’atmosfera e il rosso dei lampi lontani evocano oscure angosce; il colore bianco allude ad una speranza, ad un riscatto.
    Nei Canti di Castelvecchio, domina il tema funerario, la poesia trova giustificazione in quanto risarcimento contro il destino crudele. Compaiono distici di endecasillabi a rima baciata con una struttura complessa. Il poeta cerca verità esistenziali (come il fanciullino nella natura); cerca anche di preservare le tradizioni (prima che vengano cancellate dal progresso). I canti di Castelvecchio vengono riuniti in un volume nel 1903, altri testi furono aggiunti nelle edizioni successive. Per volontà della sorella Marina ne furono aggiunte 2 arrivando ad un totale di 59. I testi formano un percorso stagionale da un autunno all’altro.
    Il gelsomino notturno: poesia composta per le nozze del suo amico Gabriele, il gelsomino è la pianta che si apre di sera e che emana un buon profumo. Esso si apre di notte quando il poeta pensa ai suoi cari; si evoca la prima notte di nozze del suo amico Gabriele dove l’amico, con sua moglie, concepisce una nuova vita. Ricorre ancora il tema e le immagini mortuarie e, ovviamente, le immagini del nido familiare in opposizione con la casa nunziale.


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    Gabriele D'Annunzio
    D'Annunzio illustrato in modo sintetico


    Nacque a Pescara nel 1863, esordì con Primo Vere; si trasferì a Roma nel 1881 ed iniziò a frequentare salotti mondani. L’anno dopo pubblicò i versi di Canto Novo e i racconti di Terra Vergine; si sposò con Maria Hardouin di Gallese con cui ebbe tre figli, ma dopo sette anni ci si separò. Acquistò notorietà in campo letterario per la creazione di opere narrative che spesso suscitavano scandalo per i contenuti erotici e sia per la vita che egli conduceva (avventure galanti, lusso, duelli) In questi anni si crea la maschera dell’esteta e cercò nuove soluzioni che trovò nel superuomo. Voleva creare l’immagine di una vita eccezionale (il vivere inimitabile), una vita lussuosa, finalizzato a quello che il poeta ostentava di disprezzare (ostile al mondo borghese, ma legato alle sue leggi). Nel 1897 divenne deputato dell’estrema Destra poiché disprezzava i principi democratici ed egualitari; ma nel 1890 passò allo schieramento di Sinistra. Nel 1910, per colpa di creditori, fu costretto a lasciare l’Italia, rifugiandosi in Francia e mantenendo comunque i rapporti con la patria “ingrata”. Durante la Prima Guerra Mondiale tornò in Italia, arruolandosi come volontario (a 52 anni) e fu ricordato per le sue famose “vittorie” come: la beffa di Buccari e il volo su Vienna. Dopo la guerra capeggiò una marcia di volontari su Fiume, sfidando lo Stato per la vittoria “mutilata”; fu scalzato da Mussolini che successivamente lo proclamò padre della patria confinandolo su una villa di Gardone dove ci morì all’età di 72 anni.
    Il piacere, primo romanzo scritto da D’Annunzio dove pone al centro del racconto, la figura di Andrea Sperelli (doppio del poeta in cui obietta la sua crisi e la sua insoddisfazione); giovane aristocratico, dalla volontà debolissima, in cui il principio dell’estetismo diviene una forza distruttrice che lo svuota e isterilisce. L’eroe è diviso tra due immagini femminili: Elena Muti, la donna fatale e Maria Ferries, la donna pura. Abbandonato dalla donna e sconfitto a duello, trascorre la convalescenza in campagna dove s’innamora di Maria, già moglie e madre. La loro relazione finisce quando nell’impeto della passione chiama Maria con il nome di Elena. Il racconto tende a comporsi come un susseguirsi discontinuo di momenti staccati e la trama viene ridotta al minimo, facendo predominare la descrizione degli scenari e l’introspezione psicologica.
    Un ritratto allo specchio: Andrea Sperelli ed Elena Muti (terzo libro, secondo capitolo):la donna amata tronca all’improvviso la relazione e scompare. Andrea apprende, quando torna, che per evitare il disastro economico ha dovuto sposare un ricco inglese. Disgustato da questo avvenimento, e per riuscire a comprendere questo suo comportamento, traccia un ritratto crudele di Elena e ne costruisce uno altrettanto impietoso di sé stesso.
    I romanzi del superuomo hanno in comune il protagonista che si sente “emarginato” e che cerca di elevarsi nella figura del superuomo, ma la donna fatale ne funge da ostacolo. I romanzi sono: Trionfo della morte, Le vergini delle rocce, Il fuoco e Forse che si forse che no.
    Trionfo della morte: Giorgio Aurispa, incapace di affermarsi nell’arte come nella vita, attribuisce la colpa della propria incapacità a Ippolita Sanzio, la donna che lo tiene incatenato nella lussuria spegnendo in lui ogni ispirazione creativa. Finisce poi per gettarsi insieme alla donna in un precipizio.
    Le vergini delle rocce: Claudio Cantelmo in un immaginario dialogo con l’avo Alessandro si attribuisce un triplice compito: realizzare un’opera d’arte trasformando la propria visione, generare un figlio e fare di sé il perfetto esemplare latino. Decide di chiedere la mano di una delle tre figlie del barone: Massimilia con la purezza mistica, Violante seducente e languida e Anatolia che incarna la femma fatale. La scelta cade su quest’ultima che però declina la proposta di matrimonio per consacrarsi interamente alla propria famiglia.
    Forse che si forse che no: Paolo Tarsis, automobilista spericolato affiancato da Isabella Inghirami nel ruolo di femma fatale, che intrattiene una relazione con il fratello, evidenzia tendenze sadomasochiste e finisce per impazzire.
    Le laudi, ciclo di romanzi disegnati da D’Annunzio (della rosa, del giglio e del melograno); vuole affidare la sua visione a sette libri di Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi. I libri sono: Maia, Elettra, Alcyone, Merope che racconta delle gesta d’oltremare e Asterope che narra di poesie durante la Prima Guerra Mondiale. I nomi di questi libri, terminati solo i primi tre, sono di stelle delle Pleiadi.
    Alcyone formato da 88 componimenti, diario ideale di una vacanza estiva; si ha un tema lirico della fusione panica con la natura, atteggiamento di evasione e contemplazione. Sul piano formale si ha la ricerca di una sottile musicalità e di un linguaggio analogico. Solo al “superuomo” è concesso di stare a contatto con la natura, attingendo ad una vita superiore. Il poeta ha infatti una sensibilità privilegiata più che umana.
    La sera fiesolana: il poeta ammira il paesaggio mentre tramonta il sole, con la sua donna amata. Si ha un’epifania poiché una manifestazione all’inizio priva di significato, successivamente se ne carica. D’Annunzio vuole elogiare Dio; per lui “religiosità” è intesa come rapporto tra individui dotati di una sensibilità tale da confrontarsi con la natura.
    Le stirpi canori: è una dichiarazione di poetica espressa per immagini. Il poeta afferma che le sue poesie nascono dalle foreste, dal mare, dalle spiagge, dal sole, dal vento ed esprimono l’infinita varietà di aspetti del mondo.
    La pioggia nel pineto: il poeta invita la donna amata a tacere sulle soglie del bosco, con parole che non sembrano umane, ma si odono dei rumori che trasmette la natura. La poesia si conclude con il tema centrale del panismo, dove la donna amata ed anche il poeta stesso si trasformano in creature del bosco. Si nota la presenza di sinestesie ed il linguaggio particolarmente elevato.


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    [QUOTE=Ace PugnoDiFuoco,31/7/2017, 01:23 ?t=60160807#entry426767215]
    CITAZIONE (Lucake @ 29/7/2017, 03:14) 
    Eh sì :)

    CITAZIONE (.Erik @ 31/7/2017, 01:20) 
    Sono gay. :inculata:

    Anche se per questo non serviva alterare nulla.. :ahah: :sì1:

    Ah! Si è dichiarato!? Mi era sfuggito 😅
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    Il Decadentismo
    Decadentismo illustrato in modo sintetico


    Il 26 maggio 1883 sul periodico parigino Paul Verlaine pubblicò il sonetto Langueur (Languore) ed interpretava uno stato d’animo diffuso nella cultura del tempo, il senso di disfacimento e di fine di tutta una civiltà) in cui affermava d’identificarsi con l’atmosfera di stanchezza, immerso nel vuoto e nella noia. Il termine Decadentismo indicava un determinato movimento letterario, sorto in un dato ambiente ed ispirato a un preciso programma culturale; la critica ha assunto il termine come etichetta di una grande corrente culturale di dimensioni europee (fine ‘800, inizi ‘900). Esso appare come una somma di manifestazioni artistiche e letterarie tra loro anche differenti, ma con denominatori comuni. La base della visione del mondo decadente è un irrazionalismo misticheggiante, viene radicalmente rifiutata la visione positivistica:
    - La realtà è un complesso di fenomeni materiali regolati da leggi meccaniche e deterministiche
    - La scienza garantisce una conoscenza oggettiva e totale della realtà
    - Il progresso è un processo indefinito e senza interruzione
    Il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possono dare la vera conoscenza del reale, solo rinunciando all’abito razionale si può attingere all’ignoto. L’anima decadente è protesa verso il mistero che è dietro alla realtà visibile, per questa visione mistica tutti gli aspetti dell’essere sono legati da analogie e corrispondenze (concezione già formulata da Charles Baudelaire in “Corrispondenze dei fiori del male”). La scoperta dell’inconscio è il dato fondamentale della cultura decadente, essi distruggono ogni legame razionale convinti che ciò possa portare alla scoperta di una realtà più vera. Se il mistero, l’essenza segreta della realtà, non può essere colta attraverso la scienza, ci sono altri metodi per attingere ad esso: stati abnormi e irrazionali dell’esistere (malattia, follia, nevrosi, sogno, incubo e allucinazioni). Per panismo si intende la fusione panica tra l’uomo e natura (D’annunzio, la pioggia nel pineto). Per epifanie s’intendono le manifestazioni che all’inizio appaiono insignificanti, ma poi all’improvviso si caricano di significato. Per i decadenti tra gli strumenti della conoscenza c’è l’arte, il poeta, il pittore, il musicista, questi sono sacerdoti di un vero e proprio culto, ciò ha dato origine al fenomeno dell’estetismo. L’estetismo assume come principio regolatore della vita solo il bello e, con esso, agisce e giudica la realtà. Va alla ricerca di sensazioni rare e squisite, circondandosi di orrore per la banalità/volgarità della gente comune. La poesia assume un valore puramente suggestivo ed evocativo, la parola (il linguaggio poetico: cifrato ed ermetico, incomprensibile) smarrisce la funzione di strumento comunicativo immediato e recupera quella ancestrale (passato lontano). La poesia diviene al limite dell’incomprensibilità, il poeta comunica in forme cifrate, allusive e rivolte a quei pochi che sono in grado di comprenderne il linguaggio. I decadenti si rifiutano di rivolgersi al pubblico borghese ritenuto mediocre e volgare. Si inizia ad usare la musicalità la parola cioè, si carica di valori magicamente evocativi e suscita echi profondi, la musica è la suprema tra le arti poiché è la più indefinita. La sintassi si fa vaga e imprecisa, ambigua; le parole assumono sfumature o significati diversi da quelli comuni. L’uso della metafora istituisce legami impensati tra realtà fra loro remote, il secondo termine di paragone resta oscuro e misterioso. Essa è l’espressione di una visione simbolica del mondo, dove ogni cosa rimanda ad altro. L’uso dei simboli, oscuri e misteriosi, allusivi e caricabili di vari sensi. L’utilizzo della sinestesia, l’accostamento di termini che appartengono a sfere sensoriali diverse (vista, udito, tatto, olfatto) e che provoca la fusione di sensazioni che conservano tra loro un sottile rapporto analogico; anch’essa rimanda ad una rete simbolica sotterranea. Si ha la malattia delle cose, i decadenti amano tutto ciò che è corrotto (Venezia città decadente per eccellenza). Malattia e corruzione affascinano i decadenti perché sono immagini della morte (tema dominante). Si contrappongono tendenze opposte però, come: il Vitalismo: esaltazione della pienezza vitale, ricerca del godimento, celebrazione della forza barbarica che impone il suo dominio sui deboli, rigenerando un mondo esausto (superomismo) modo per esorcizzare l’attrazione morbosa della morte, per sconfiggere stanchezza ed esaurimento. Il vitalismo superomistico è l’altra faccia della malattia interiore, la maschera che crea inutilmente di occultare il disfacimento e gli impulsi autodistruttivi. Nascono delle figure ricorrenti nella letteratura decadente:
    - Artista maledetto: sceglie il male e si compiace di una vita misera sino al limite dell’autoannientamento.
    - Esteta: l’uomo che vuole trasformare la sua vita in opera d’arte andando alla ricerca di sensazioni squisite e piaceri raffinati.
    - Inetto a vivere: si sente escluso dalla vita intorno a lui ed a cui non sa partecipare per mancanza di energie vitali.
    - Fanciullino pascoliano: il rifiuto della condizione adulta della vita di relazione al di fuori del nido familiare.
    - Superuomo: individuo superiore alla massa mediocre, forte e dominatore che si muove alla conquista di mete eroiche senza essere ostacolato da dubbi e incertezze.
    Decadentismo e romanticismo: Il decadentismo può essere ritenuto una seconda fase del romanticismo. Si ha un senso di stanchezza, languore e smarrimento; non si punta alla totalità, ma al frammento. Rifiuta ogni impegno, affermando il principio della poesia e l’esaltazione dell’artificio. Il romanticismo si segnala per il suo slancio entusiastico, tensione verso infinita espansione dell’io; la letteratura mirava a costruzioni concettuali e artistiche che rispecchiassero la totalità. Gli scrittori romantici avevano forme di impegno politico e sociale, avevano come valore supremo la natura (tutto ciò che era spontaneo e immediato).
    A differenza degli scrittori naturalisti, che erano integrati nell’ordine borghese, gli scrittori decadenti, rifiutavano radicalmente l’ordine esistente con atteggiamenti “maledetti”.
    Affermatosi principalmente in Francia nella seconda metà dell’800, il simbolismo francese è una corrente poetica specifica nel più usato ambito del decadentismo. Sul modello di Baudelaire, i simbolisti:
    - Intendono la poesia come rivelazione dell’essenza più profonda e misteriosa delle cose
    - Rinunciano a raffigurare realtà ben precise ed a costruire il discorso in modo razionale
    - Utilizzo del linguaggio indefinito/evocativo/allusivo
    Principali esponenti: Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stephane Mallarmé.
    Corrispondenze: poesia di Charles Baudelaire, si descrive la natura come un luogo sacro, in cui tutte le cose parlano con un loro linguaggio. La realtà è un luogo in cui si entra a contatto con il mondo; l’uomo trascorre la sua vita circondato da oggetti e fenomeni che gli parlano con la loro presenza. Poesia ricca di sinestesie ed i temi principali sono: una visione mistica del mondo, legami misteriosi con la natura e il tema del poeta veggente, tipico dei simbolisti.

    Languore: il poeta assume tutte le caratteristiche negative attribuite alla “fine della decadenza” dell’Impero romano, come: la debolezza, la corruzione, l’incapacità di valutare i pericoli della realtà. La corrispondenza tra un passato lontano e il presente ha un valore polemico.
    Arte poetica: la poesia scritta da Paul Verlaine, enuncia una precisa idea di poetica e una particolare tecnica espressiva; esalta la musicalità del verso, inaugurando la tendenza di tanta poesia contemporanea a risolvere la parola in musica. Le parole vanno scelte con cura ed è una poesia ricca di analogie e sinestesie.


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    Giovanni Verga
    Verga illustrato in modo sintetico


    Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di agiati proprietari terrieri, compì i primi studi presso maestri privati, soprattutto con Antonino Abate, da cui assorbì il fervente patriottismo e il gusto letterario romantico. I suoi studi superiori non furono regolari, s’iscrisse alla facoltà di Legge a Catania, ma non terminò i corsi e si dedicò al giornalismo politico; I testi su cui forma il suo gusto sono gli scrittori francesi moderni. Nel 1865 Verga lascia la provincia e si reca a Firenze, consapevole del fatto che per divenire scrittore autentico doveva liberarsi dai limiti della sua cultura provinciale e venire a contatto con la vera società letteraria italiana. Nel 1872 si trasferisce a Milano dove entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura e poco dopo avviene la svolta capitale verso il Verismo con la pubblicazione di vari racconti. Le sue posizioni politiche si fanno sempre più chiuse e conservatrici, allo scoppio della Prima guerra mondiale è fervente interventista e nel dopoguerra si schiera sulle posizioni dei nazionalisti. Muore nel gennaio del 1922, l’anno della salita al potere del fascismo. Il nuovo metodo narrativo dello scrittore si basa sul concetto di impersonalità. Secondo la sua visione, non basta che ciò che viene raccontato sia reale e documentato, deve anche porre il lettore “faccia a faccia con il fatto nudo e schietto”; per questo lo scrittore deve “eclissarsi”, cioè non deve comparire nel narrato con reazioni soggettive, riflessioni o spiegazioni. Deve mettersi nella pelle dei personaggi e vedere le cose con i loro occhi tanto che l’opera deve sembrare essersi fatta “da sé”. Il lettore deve essere introdotto nel mezzo degli avvenimenti, senza che nessuno gli spieghi gli antefatti e gli tracci un profilo dei personaggi, la loro storia o il loro carattere. Nelle opere di Verga l’autore si “eclissa”, a raccontare i fatti non è il narratore tradizionale; il punto di vista dello scrittore non si avverte mai, la “voce” che racconta si mimetizza nei personaggi stessi, adottando il loro modo di pensare e di sentire, usando il loro stesso modo di esprimersi, ciò viene chiamato “artificio della regressione”. Con il termine straniamento, si vuole indicare una cosa “normale”, secondo la scala di valori universalmente accettata e partecipata dal lettore che finisce per apparire “strana”; questo tipo di straniamento compare quando sono in scena personaggi “ideali” (positivi). Quando sono in scena i loro antagonisti, si verifica una forma di straniamento rovesciato: il loro comportamento ottuso e crudele, invece di apparire nella sua vera luce, viene presentato come se fosse normale, degno di approvazione; ciò che è “strano”, appare “normale”.
    Verga e Zola a confronto.
    Verga proviene da una realtà arretrata e statica del Meridione d’Italia, secondo lui la società è regolata da rapporti sopraffazioni immutabili (prepotenza che non cambia). La letteratura ha una funzione conoscitiva, ma non può modificare la realtà. L’impersonalità è intesa come l’eclissi del narratore, che non deve esprimere giudizi e non deve dare spiegazioni.
    Zola proviene da una realtà dinamica della Francia, dove si registra un forte sviluppo economico, secondo lui la società è regolata da leggi spiegabili scientificamente. La letteratura ha una funzione conoscitiva e la conoscenza può migliorare la società. L’impersonalità è intesa come distacco scientifico della materia analizzata; il narratore commenta le vicende.
    Vita dei campi è una raccolta di racconti in cui spiccano figure caratteristiche della vita contadina siciliana e viene applicata la tecnica narrativa dell’impersonalità (eclissi dell’autore). In Verga, in questo periodo, è ancora in atto una contraddizione tra tendenze romantiche della sua formazione e tendenze veristiche che lo inducono a studiare “scientificamente” le leggi e a riconoscere che anche il mondo rurale è dominato dalla stessa legge della lotta per la vita che regola la società contadina.
    Rosso Malpelo: la vicenda narra di un ragazzo abituato a lavorare in miniera, con il padre; tutti lo maltrattano, perfino la madre e la sorella, l’unico che si prende cura di lui è il padre. Un giorno Misciu Bestia (il padre) accetta l'offerta del suo padrone di lavorare all'abbattimento di un pilastro ormai giudicato inutile nella cava. Mettendo a rischio la propria vita (gli altri lavoratori si erano rifiutati di scavare) egli è spinto ad accettare dal disperato bisogno di soldi. Ma una sera, mentre Misciu scava, quel pilastro gli cade addosso. Il figlio, nella disperazione e nel panico, inizia a scavare nel cumulo roccioso fino a spezzarsi le unghie. E chiede aiuto disperatamente ma, quando anche gli altri accorrono, ormai è troppo tardi: Mastro Misciu è già morto.Dopo la morte del padre, Malpelo diventa ancora più scorbutico agli occhi degli altri e riprende a lavorare nella galleria dov'era morto il padre. Qualche tempo dopo, alla cava viene a lavorare un ragazzino. Per colpa del femore lussato, da operaio qual era prima, il ragazzino è stato costretto ad abbandonare il suo lavoro. Il ragazzo, soprannominato "Ranocchio viene subito adottato (e preso di mira) da Malpelo. Egli in verità, picchiandolo e insultandolo, cerca di stimolare in lui lo spirito di reazione. Più Ranocchio non si difende, più lui continua a tentare di provocarlo: vuole che impari a reagire e ad affrontare quella vita che Malpelo conosce come difficile e continua sfida. In realtà, Malpelo compie anche atti di gentilezza nei suoi confronti. Spesso infatti, per lui, egli si priva di parte della sua razione di cibo oppure lo aiuta nei lavori più pesanti. Non molto tempo più tardi Ranocchio, che da un po' di tempo si era ammalato di tisi, muore all'improvviso. Malpelo, rimasto solo (la madre si è rimaritata, la sorella è andata a vivere in un altro quartiere) scomparirà nella cava. Gli era stato affidato il compito, che lui aveva accettato, di esplorare una galleria ancora sconosciuta. Nessuno si sarebbe assunto un compito così pericoloso ma lui, sapendo che ormai non gli è rimasto più niente, accetta e parte. Preso del pane, del vino, gli attrezzi e i vestiti di suo padre, si addentra in quella galleria e non ne uscirà mai più. Morto anche lui, ha come vendetta il potere di far paura ai lavoratori della cava che ancora temono di vederselo spuntare da un momento all'altro con i suoi "occhiacci grigi e i capelli rossi".
    Fantasticheria: Si narra della giornata di una dama, che, colpita da Aci-Trezza e dal suo paesaggio, decide di fermarvisi un mese in villeggiatura. Dopo un solo giorno però capisce che la vita nel paesino siciliano scorre monotona e ripetitiva e decide d ripartire. All'ottica della grande dama, che visita da turista la marina catanese, si contrappone quella dei poveri abitati di Aci-Trezza che vi abitano. L'autore dichiara che solo assumendo il punto di vista di questi ultimi sarà possibile capirne la vita.
    La roba: da Novelle Rusticane, la vicenda narra di un contadino siciliano di umili origini di nome Mazzarò, dopo aver lavorato sodo per un lungo periodo della sua vita alle dipendenze di un padrone, riuscì grazie alla sua forza di volontà e avidità ad accumulare una ricchezza considerevole; è descritto come un omiciattolo con la pancia grassa che all’apparenza non valeva niente ma che con ingegno e astuzia era riuscito a diventare padrone di molte terre, rispettato da tutto il paese, di carattere umile e gran lavoratore, era famoso, oltre che per la sua ricchezza, per la sua avidità, per lui i soldi non erano un mezzo per migliorare la propria condizione di vita, ma solamente un continuo accumulare di terre e ricchezze senza godersele; infatti, nonostante fosse ricchissimo, mangiava poco, (probabilmente meno dei contadini alle proprie dipendenze) e, inoltre per non spendere troppi soldi non aveva nessun vizio ne svago. Mazzarò era così attaccato alla sua roba, perché si ricordava quando negli anni passati doveva lavorare duramente a volte fino a 14 ore al giorno senza smettere, con la schiena curva, in qualsiasi condizione climatica quindi per lui ora era un’esigenza normale accumulare ricchezze su ricchezze, senza mai riposare. L’unico problema di Mazzarò era quello di non avere nulla oltre alla sua roba, nessun parente né niente. Quando si stava per avvicinare la vecchiaia, era diventato così matto da uccidere le sue bestie urlando “Oh roba mia vientene con me”.
    Il ciclo dei Vinti, è un ciclo di romanzi che riprende il modello di Zola, con la differenza di porre al centro del suo ciclo la volontà di tracciare un quadro sociale, passando in rassegna tutte le classi. Criterio unificante è il principio della lotta per la sopravvivenza, che lo scrittore ricava dalle teorie di Darwin: tutta la società è dominata da conflitti d’interesse, il più forte trionfa, schiacciando i più deboli. Non intende però, soffermarsi sui vincitori di questa guerra universale, ma sceglie come oggetto della sua narrazione i “vinti”. Al ciclo viene premessa una prefazione con gli intenti generali dello scrittore: nel primo romanzo, I Malavoglia, si tratta della semplice lotta per bisogni materiali. Nei romanzi successivi sarà analizzata la “ricerca del meglio” nel suo progressivo elevarsi attraverso le classi sociali. Anche lo stile e il linguaggio devono modificarsi gradatamente in questa scala e ad ogni tappa devono avere un proprio carattere, adatto al soggetto.
    I Malavoglia: nel paese Aci Trezza vive la famiglia Toscano (I Malavoglia). Il patriarca è Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano, detto Bastianazzo, il quale è sposato con Maruzza (la Longa). Bastiano ha cinque figli: 'Ntoni, Luca, Filomena (detta Mena o Sant'Agata), Alessio (detto Alessi) e Rosalia (detta Lia). La famiglia vive di pesca fino a quando la partenza del giovane ‘Ntoni per il servizio militare li spinge ad acquistare una partita di lupini da Zio Crocifisso (usuraio del paese). La morte di Bastianazzo avvia la famiglia alla catastrofe. Da questo momento in poi disgrazie si sommano a disgrazie: la casa del nespolo fu venduta per ripagare i debiti a Zio Crocifisso, Luca muore nella battaglia navale, Maruzza muore di colera, ‘Ntoni finisce in carcere e padron ‘Ntoni spezzato da tante sventure, muore miseramente in ospedale. Sembra avviarsi la rinascita della famiglia quando Alessi, riscatta la casa del nespolo.
    Prefazione, I “vinti” e la “fiumana del progresso” (prefazione): il primo paragrafo, dedicato specificatamente ai Malavoglia, indica con chiarezza il tema di fondo dell’opera: il bisogno di migliorare le proprie condizioni di vita, indizio dell’affacciarsi della modernità nel sistema arcaico. Si pone poi il processo di trasformazione della realtà contemporanea ad un’organizzazione economica e sociale moderna. Tocca poi rapidamente il problema formale, poiché la forma è un fattore indispensabile per l’osservazione esatta e per la verità. Verga va contro il progresso e si concentra sui “vinti”, coloro che sono stati schiacciati dalle leggi dello sviluppo moderno. Nella chiusura della prefazione, si rivela il pessimismo dello scrittore che dà origine alla poetica dell’impersonalità e alla tecnica negativa della regressione.
    Il mondo arcaico e l’irruzione nella storia (primo capitolo): La famiglia dei Malavoglia appartiene ad un ceto sociale basso, formata da pescatori che vivono alla giornata grazie al proprio lavoro. Il loro equilibrio familiare si rompe a causa di motivi storico-sociali, infatti la vicenda è ambientata negli anni post-unitari, più specificamente nel 1863. Erano anni in cui il neo-Stato necessitava di giovani soldati in cui divenne obbligatorio il servizio di leva. A causa di ciò la famiglia dei Malavoglia è costretta ad una "sottrazione di braccia" poiché il giovane ‘Ntoni fu costretto ad allontanarsi da loro. Questo avvenimento è considerato come una vera e propria rottura dell'equilibrio dato che mette in crisi la famiglia causando loro una declassazione che provoca loro un passaggio da proprietari di una casa e una barca a nullafacenti costretti ad “andare alla giornata” per vivere. L'attributo "nullafacenti" è dovuto, anzi causato, soprattutto da persone del loro stesso villaggio che non ammiravano il gesto di padron ‘Ntoni di vendere i suoi averi per salvare la sua famiglia dai debiti.
    I Malavoglia e la comunità del villaggio: valori ideali e interesse economico (capitolo quarto): Ormai Mariuzza è venuta a conoscenza della disgrazia per la quale la barca è naufragata, i lupini sono stati ingoiati dal mare e soprattutto Bastianazzo è annegato. Padron 'Ntoni deve provvedere a saldare il debito dei lupini; intorno alla sua disgrazia si concentra l'attenzione degli abitanti del villaggio: chi per curiosità, chi per compassione, chi per egoismo (come lo zio Crocifisso, che vuole I soldi dei lupini). Durante la commemorazione del defunto Bastianazzo alcuni paesani cercano di trovare una soluzione al nuovo problema economico che la famiglia smembrata deve affrontare; le amiche dell'affranta Mariuzza, che non riesce più a dire e a fare nulla (nemmeno a dare da mangiare ai suoi figli), cercano invece di confortarla, come la cugina Anna, che bada ai piccini.
    Mastro don Gesualdo: la vicenda è ambientata a Vizzini; Gesualdo Motta è riuscito dove ‘Ntoni aveva fallito: grazie al suo fiuto per gli affari ed a una vita piena di sacrifici e rinunce, da modesto muratore è diventato il “re” del mattone e ora vuole dettare i prezzi del mercato e controllare l’intera produzione agricola. Sposa Bianca Trao, pur sapendola sul lastrico e incinta di un altro. Anche per lui inizia la caduta: logorato dalla guerra contro parenti e compaesani (senza rispetto dalla moglie e dalla figlia Isabella), muore di cancro abbandonato a sé stesso tra l’indifferenza generale, e la sua “roba” viene dilapidata dal genero, il duca de Leyra.
    La morte di mastro-don Gesualdo (capitolo quinto): Gesualdo viene messo nella stanza degli ospiti nel grande palazzo del genero ed osserva lo sperpero della ricchezza e dei suoi sacrifici. Descrive di come la servitù all’uscita di suo genero, scatenasse chiasso e confusione. La figlia, Isabella, provava una sorta di disprezzo contro il padre, se ne fregava della sua malattia. Gesualdo stava per confessarle il segreto di non essere realmente il padre, ma Isabella non lo faceva parlare. Passarono giorni e, le condizioni dell’uomo peggiorarono, fino ad arrivare al punto di morte. Gesualdo è lasciato solo nel momento dell’agonia e della morte, sopportato più che accudito da un servitore malevolo. Non viene neanche ascoltato quando chiede di avere lì la figlia per confessarle, finalmente, il segreto. La conclusione del romanzo è condotta dal punto di vista di don Leopoldo (il servitore) da cui traspare l’insofferenza per l’incarico che gli è stato assegnato: accudire un uomo che ritiene un suo pari se non addirittura un inferiore!


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    GIOSUE’ CARDUCCI
    Carducci illustrato in modo sintetico


    Giosuè Carducci nacque nel 1835 a Valdicastello, in Versilia da famiglia medio borghese. Studiò alla Scuola Normale Superiore di Pisa, si laureò in lettere e iniziò la carriera d’insegnante; tenne la cattedra anche all’università di Bologna. Collaborò a periodici culturali e ottenne il premio Nobel per la Letteratura nel 1906, morì l’anno successivo. Fu di idee democratiche e repubblicane seguendo con entusiasmo le vicende risorgimentali, subendo una cocente delusione col trionfo del compromesso monarchico e della Destra storica. Assunse atteggiamenti di rivolte contro il nuovo governo e ciò gli costò una sospensione dell’insegnamento. Si proclamò scudiero dei classici e formò insieme ai suoi amici Chiarini, Gargani e Targioni Tozzetti un gruppo di “Amici pedanti”, inteso a combattere le manifestazioni del Romanticismo e a sostenere il gusto classico; mirò alla restaurazione di un discorso poetico “alto” che recuperasse la dignità aulica dei classici. Gli inizi della produzione poetica sono segnati dal classicismo intransigente del suo gruppo di amici e le prime raccolte furono Juvenilia e Levia gravia. Anche Giambi ed Epodi fu una raccolta di poesie, di grande successo; in esse, sfoga le sue ire contro una classe politica inetta e corrotta. L’Inno a Satana fu invece la poesia in cui si espresse il violento anticlericalismo, il disdegno della superstizione religiosa in nome della ragione. Le Rime nuove, raccolta di poesie scritte dal 1861 al 1887 nascono da spunti intimi e privati; sono accomunate anche dalla scelta metrica che si rifanno a forme tradizionali della lirica italiana. Una buona parte di queste poesie nasce da impressioni di lettura, ci sono liriche dedicate a Omero, Virgilio, ecc. sono le poesie tipiche del “poeta professore”; altre poesie rievocano eventi storici o particolari atmosfere del passato. L’età verso cui orienta la sua nostalgia sono la Roma repubblicana, il Medio Evo e il Risorgimento italiano. Vi è anche un gruppo di poesie in cui compare il classicismo esotizzante e romantico, in cui c’è un’intima esigenza di evasione del poeta: la rievocazione della propria infanzia e della propria giovinezza in contrapposizione ad un presente segnato da grigiore e delusione. Nel 1877 uscì il primo libro di Odi barbare in cui Carducci abbandonava i metri tradizionali italiani, cercando di riprodurre quelli classici. Egli definisce “barbara” questa metrica perché agli orecchi di un greco o di un latino quei versi suonerebbero come se fossero detti da un barbaro. L’esperimento metrico suscitò molte critiche, ma poi entrò nel gusto corrente del pubblico. Queste poesie presentano rievocazioni storiche, spunti intimi e autobiografici. Vi si accentuano le tendenze evasive, a rifugiarsi nel passato come paradiso perduto di bellezza e di forza, per dimenticare il presente.
    Pianto antico: Il poeta Giosuè Carducci in questa poesia esprime il dolore profondo che prova per il suo figlio morto; racconta di quando il figlio era vivo e tendeva la sua piccola mano sull'albero per raccogliere il melograno con i suoi fiori di color rosso vivo. Descrive il silenzioso orto solitario dove tutto è fiorito e che il mese di giugno offre, con la luce e il colore del sole, nutrimento per le piante. Si paragona poi ad una pianta inutile, che è percossa e senza acqua perché ormai il suo unico fiore è morto e non potrà più ricrescere. Invece, nell'ultima strofa, il poeta pensa alle condizioni di suo figlio che si trova sotto la terra scura e fredda dove il sole non lo può rallegrare e dove non può provare più sentimenti d'amore. Il tema dominante sono: il dolore per la morte del figlio e l’opposizione luce/ombra e vita/morte.


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  15. .

    L'Identità personale
    Propaganda e protezione dati
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    Introduzione
    0.1 Cosa si intende per identità personale?
    Abitualmente riteniamo che la nostra identità sia scontata. Conserviamo nel portafoglio i documenti di identificazione, ognuno, a livello conscio, sa chi è. Tuttavia, in profondità, ai limiti della coscienza possiamo trovare insoddisfazione, tormento, la sensazione che qualcosa nella vita "scappi" al nostro razionale controllo. Quando un essere umano non è certo di quello che sente e l'insicurezza sfugge dal suo controllo, ci si pone una domanda:
    "Chi sono io?" È un momento particolare nella vita di un individuo, è il segnale che la maschera che abbiamo indossato per comunicare la nostra identità al mondo si sta sciogliendo. Indossare una maschera o calarsi eccessivamente in un ruolo per avere un’identità, indica una scissione tra l'Io ed il corpo. Il senso di identità scaturisce dalla percezione con il corpo. Per sapere chi siamo dobbiamo riconoscere quello che sentiamo: l'espressione del nostro viso, il nostro portamento, la postura e il nostro modo di muoverci. Nella nostra società, piuttosto concentrata sull'immagine, la maggior parte delle persone soffre di confusione di identità, si sente minacciata quando il ruolo e l'immagine che hanno fatto propri è messa in discussione. Prima o poi l'identità costruita sull'immagine di sé o su un ruolo particolare, non è più sufficiente e non offre una adeguata soddisfazione all'individuo.

    0.2 L’identità, concetto multidisciplinare
    Il progressivo distacco dell'uomo dal prossimo e da se stesso obbliga l’individuo a condurre una vita professionale scarica di creatività e un pensiero di vita egoistico. Questa grave perdita di valori universali e gioia di vivere è sostituita da un’immagine.
    Nella società odierna è in corso l’annichilimento dell’identità personale da parte di un sistema sempre più capitalista, cinico e indottrinante. Tutto ciò si traduce e si espande, nel controllo del prossimo e nel tentativo di convincere quest’ultimo delle proprie idee.
    Il sistema odierno si basa sulla propaganda, inducendo il pubblico ad apprezzare quel prodotto specifico, personaggio o ideologia.
    Sono questi i motivi che mi hanno spinto a scegliere come argomento principale del mio colloquio orale l’identità personale e, di conseguenza, le materie ad essa collegate: italiano, storia, sistemi, informatica, tecnologie e l’alternanza scuola lavoro.
    Luigi Pirandello può certamente essere annoverato tra gli scrittori che hanno molto riflettuto sul concetto di identità. In particolare questo viene trattato in “Uno, nessuno e centomila” e nel “Il fu Mattia Pascal”.
    Uno, nessuno e centomila, racconta l’intero percorso di consapevolezza vissuto da Moscarda, che si conclude con la comprensione del fatto che l’uomo non è Uno e che la realtà non è oggettiva, bensì illusoria e relativa.
    Il fu Mattia Pascal traccia la concezione di una realtà instabile e relativa, così come instabile e relativa è l’identità degli uomini, non persone ma maschere. Quello che scopre infatti a sue spese Mattia Pascal è che non si può vivere essendo nessuno e che quindi l’unico modo per poter avere una vita sopportabile è costruirsi una maschera. Decide quindi di creare il personaggio immaginario di Adriano Meis, ma questa nuova identità non gli garantisce di godere di quei benefici sociali che sono invece connessi con l’identità naturale, per quanto triste e opprimente questa possa essere.
    Con la propaganda dei regimi totalitari del XX secolo si tenta di modellare a proprio piacimento il pensiero della società. Infatti, obbiettivo principale di detti sistemi era quello di assoggettare l'intera società all'ideologia del partito e dominarla in tutti i suoi aspetti attraverso un apparato legittimato di controllo e repressione e il monopolio dei mezzi di comunicazione.
    La crittografia consente di proteggere nel migliore dei modi i dati che l’individuo considera in qualche modo “sensibili” e che quindi non vuole rendere disponibili a terzi. Questo metodo di protezione fu utilizzato anche dal regime totalitario nazista durante la seconda guerra mondiale.
    Le reti per loro natura non sono sicure e per hanno incontrato la non completa fiducia da parte degli utenti di internet per le operazioni commerciali. Queste problematiche relative alla sicurezza sono risolte dalla crittografia, che oggi consente di effettuare acquisti online con la massima sicurezza.
    Nella direzione delle informazioni sul web è molto usato il database, gestito dal DBMS che ha vari sistemi di sicurezza. Con il PHP, le form e gli array super globali si possono trasferire dati tra le pagine web, elaborandoli per poi essere inseriti nel database.
    Infine il progetto di Alternanza scuola-lavoro può essere visto come un’anteprima della possibile nuova identità/maschera che andremo ad indossare nella successiva fase di vita che ci attende: per qualche settimana abbiamo infatti smesso i panni di studente, per vestire quelli di lavoratore. 

    Italiano: Luigi Pirandello
    1.1 La vita

    Pirandello nacque nel 1867 nelle campagne di Girgenti. L’agiatezza economica della famiglia gli consentì di studiare a Palermo, Roma e a Bonn, dove si laureò nel 1891. Andava intanto pubblicando i primi volumi: Mal Giocando e Pasqua di Gea.
    A Roma conobbe Luigi Capuana, che ne incoraggiò l'ambizione letteraria. Nel 1898 fondò con alcuni amici la rivista "Aria", dove comparve il suo primo dramma, l'Epilogo. Pubblicò anche alcune novelle, raccolte nel 1894 nel volume "Amori senza amore", e due raccolte di poesie, Elegie Renane e Zampogna. Dal 1897 si dedicò all'insegnamento di lingua e letteratura italiana presso l'Istituto superiore di Magistero. Nel 1903 l'allagamento di una zolfara provocò la rovina economica della famiglia. La moglie fu colpita da un esaurimento nervoso che degenerò in paranoia e dovette essere ricoverata in una clinica. Lo scrittore fu costretto ad un lavoro febbrile per provvedere al sostentamento della famiglia: nel giro di pochi anni pubblicò diversi romanzi e molte raccolte di novelle. Pubblicò inoltre I due saggi: Arte e scienza e l'Umorismo, mentre nell'anno seguente iniziò a collaborare con il “Corriere della Sera”.
    La fama internazionale, che gli valse nel 1934 il premio Nobel, è legata alla produzione teatrale. Si dedicò a tempo pieno al teatro a partire dal 1916, mettendo in scena capolavori come: Così è se vi pare, Il berretto a sonagli, Sei personaggi in cerca d'autore. Al 1924 datano sia l'adesione al fascismo sia la costituzione della campagna del teatro dell'arte, che Pirandello diresse fra il 1925 e il 1928 affrontando diverse tournée all'estero per curare personalmente l'allestimento dei propri lavori. Morì infine nel 1936, lasciando irrealizzato l'ambizioso progetto di creare e dirigere un teatro di Stato.

    1.2 Uno, nessuno e centomila
    Una banale osservazione della moglie sulla forma del suo naso scatena in Vitangelo Moscarda riflessioni che mettono in crisi il concetto di identità. Resosi conto che gli altri non lo vedono come lui si vede, decide di sfatare la propria nomea di usuraio, ottenendo però il risultato di essere creduto anche pazzo. La situazione precipita quando Anna Rosa, amica della moglie, gli svela il piano dei parenti teso a farlo interdire per impedirgli di dilapidare il patrimonio; allorché l’amica, in preda ad una crisi isterica, a seguito dei ragionamenti di Vitangelo, gli spara ferendolo, egli per difenderla lascia intendere di averla aggredita, guadagnandosi la fama di maniaco sessuale. Lo scandalo viene messo a tacere dal vescovo che convince il protagonista a devolvere i propri beni alla costruzione di un ospizio e a ritirarvisi lui stesso.
    La prigione della forma: l’identità che gli altri attribuiscono ad una persona finisce per condizionarne la vita: crea un pregiudizio da cui non ci si può liberare, e se qualcuno cerca di comportarsi diversamente, ottiene solo di essere giudicato pazzo. Vitangelo ha compreso il “gioco” ossia che la pazzia non è una malattia, ma parte integrante della natura umana. Gli uomini non si dividono in pazzi e sani, ma in pazzi inconsapevoli, che non sanno o non vogliono comprendere il gioco della vita, e pazzi consapevoli, che cioè si rendono conto di recitare una parte, giacché l’identità che l’uomo crede di possedere è un goffo tentativo di costringere in una forma il flusso inarrestabile della vita. Nell’uomo, causa di tutti i mali è la coscienza, che dà un nome e un significato alle cose. Unica via d’uscita è rinunciare alla coscienza, esistere senza sapere di esistere, immergendosi nella vita, perdendosi in essa: è questa la scelta finale cui approda Vitangelo Moscarda.

    1.3 Il fu Mattia Pascal
    Bibliotecario in un paesino della Liguria, Mattia Pascal conduce un’esistenza grigia e vuota; per sfuggirla, decide di emigrare segretamente in America, ma, facendo tappa a Montecarlo, tenta la sorte e vince una somma ingente al casinò. Sulla via del ritorno, legge per caso sul giornale la notizia della propria morte: il cadavere di un uomo è stato riconosciuto da sua moglie come Mattia Pascal. Deciso a cogliere l’occasione per cambiare vita, il protagonista assume il nome di Adriano Meis, viaggia in Italia e all’estero e infine si stabilisce a Roma, in casa di Anselmo Paleari e si innamora, ricambiato, di sua figlia. Privo com’è di un passato e di un’identità anagrafica, Adriano Meis purtroppo deve prendere atto di essere persona fittizia, inconsistente, e decide pertanto di “suicidarsi”, inscenando il proprio annegamento nel Tevere. Tornato a Miragno, non può però riprendere la vita di prima: sua moglie si è risposata e il posto di bibliotecario è ormai occupato da un altro. Non gli rimane così che scrivere le proprie memorie e fare visita alla propria tomba, rassegnandosi a non esistere più se non come il fu Mattia Pascal.
    Don Eligio, nuovo bibliotecario, sintetizza così la “morale della favola” al termine del romanzo: “fuori della legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi […] non è possibile vivere”. Quello della libertà assoluta, si rivela dunque un miraggio: ufficialmente morto come Mattia Pascal e inesistente come Adriano Meis, il protagonista scopre che non gli è possibile acquistare una casa, denunciare un furto, sfidare a duello chi l’ha offeso, coltivare relazioni di amicizia o di amore. Si illude di poter ricominciare a vivere in modo più genuino, spontaneo, vero: in realtà tutta la sua nuova pseudo esistenza viene ad essere fondata sulla menzogna, e Adriano è costretto a recitare una parte senza mai poter essere davvero sé stesso. Alla fine dovrà vivere come “l’ombra di un morto”. Pirandello prende le distanze dal canone naturalista della verosimiglianza; anzi, ai critici che accusarono la vicenda di essere palesemente inverosimile, Pirandello rispose riportando un caso analogo comparso sul “Corriere della Sera” e sostenendo che l’opera d’arte, se davvero deve rispecchiare la vita deve poterne raffigurare tutta l’assurdità. Il caso devia e intreccia i casi della vita in modi sempre singolari e imprevedibili. In questo senso il casinò, grande tempio eretto alla fortuna, assurge a metafora della vita stessa.

    Storia: Totalitarismo
    2.1 Concetti generali

    Il totalitarismo è un idealtipo usato da alcuni scienziati politici e storici per spiegare le caratteristiche di alcuni regimi nati nel XX secolo, che mobilitarono intere popolazioni nel nome di un'ideologia o di una nazione.
    È il termine più usato dagli storici per definire un tipo di regime politico, affermatosi nel XX secolo al quale possono essere ricondotti il nazismo, il fascismo e il marxismo-leninismo di matrice stalinista. Il regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita, imponendo l'assimilazione di un'ideologia: il partito unico che controlla lo Stato non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere della società stessa.
    Il termine totalitarismo, inoltre, è usato nel linguaggio politico, storico e filosofico per indicare "la dottrina o la prassi dello stato totalitario", cioè di qualsiasi stato intenda ingerire nell'intera vita, anche privata, dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato.

    2.2 La propaganda
    Alla fine della Grande Guerra era diffusa la percezione che qualcosa fosse definitivamente finito e che qualcos'altro stesse pian piano colmando il vuoto lasciato da valori e ideologie che la guerra aveva cancellato.
    Nell'immediato dopoguerra, infatti, nei paesi che erano usciti più malconci dal conflitto, come ad esempio Germania, Russia e Italia, regnava una situazione di grande conflittualità sociale.
    Operai e contadini avanzavano rivendicazioni sindacali, mentre i movimenti più estremisti (nazionalisti e socialisti) aizzavano il malcontento degli ex-combattenti.
    Si vanno così creando i cosiddetti regimi totalitari, accomunati dalla presenza di un leader carismatico e dal culto della sua persona, dall'organizzazione del consenso e dalla repressione del dissenso.
    Questi aspetti sono assolutamente basilari per quanto riguarda la costituzione e il mantenimento di un regime dittatoriale e furono resi possibili dall'enorme sviluppo investito in quelli che noi oggi chiamiamo "mezzi di comunicazione di massa".

    2.3 La propaganda Fascista
    Nei primi anni del XX secolo, infatti cominciò un processo che portò la comunicazione ad essere uno dei campi di maggior sviluppo e dove le nazioni investirono una buona quantità di denaro. Questo investimento fu d'obbligo per tutti i regimi totalitari: nel corso degli anni trenta, per esempio, intensificò i suoi interventi sul sistema culturale, sottoponendo mezzi di informazione e manifestazioni varie ad un controllo capillare. Rispondevano a tale scopo le "veline" che venivano quotidianamente inviate alla stampa e le misure censorie cui doveva sottostare il cinema.
    Da tali disposizioni traspare la dedizione con cui le autorità fasciste si preoccupassero della moralità pubblica, della salvaguardia della lingua nazionale e del mito del Duce. Al cinema, per esempio, si chiedeva di sopprimere o rendere invisibili scene con donne semi nude o ragazzi che chiedono l'elemosina; si chiedeva di cambiare le parole straniere, come ad esempio camion, con parole italiane, come autocarri; si arrivò addirittura a censurare la scena, nel film Tarzan l'indomabile, in cui un leone addentava l'uomo bianco perché non rispettava la tesi che l'uomo bianco fosse più forte e intelligente degli animali africani.
    Ai giornali, invece, fu proibito dare notizie su processi svoltisi al tribunale militare, su Einstein, sulle malattie del Duce o del Papa; mentre si invitava caldamente a sottolineare particolari come la divisa da primo maresciallo dell'impero indossata dal Duce, la freschezza di Mussolini dopo quattro ore di trebbiatura ed infine le dieci acclamazioni della folla per far affacciare Mussolini al balcone.

    2.4 La propaganda Nazista
    Tra i vari regimi totalitari, quello che seppe controllare le masse nel migliore dei modi fu sicuramente quello nazista. Hitler, capita l'importanza della propaganda, istituì il ministero della propaganda.
    A testimonianza di quanto peso dessero i nazisti alla diffusione dell'informazione ogni mattina i redattori dei quotidiani di Berlino e i corrispondenti di quelli stampati in altre città del Reich si riunivano al ministero della propaganda per farsi dire quali notizie stampare e quali tacere, come scrivere le notizie e come intitolarle, quali campagne rimandare e quali lanciare e qual era l'articolo di fondo desiderato per quel giorno. Per evitare malintesi venivano fornite, insieme alle istruzioni orali, direttive scritte giornalmente che venivano inviate ai piccoli giornali periferici per telegrafo o per posta.
    I giornalisti dovevano essere di pura razza ariana e irreprensibili dal punto di vista della fedeltà al regime. Analogo trattamento subirono i nuovi mezzi di comunicazione di massa, cioè la radio e il cinema. Il nazismo avvertì molto acutamente l'enorme potenziale di questi enti per la generazione del consenso; essi vennero quindi asserviti alla propaganda del Reich.

    2.5 La propaganda Stalinista
    Nell'URSS, invece, l'uso dei mezzi di comunicazione di massa fu portato avanti in una maniera molto più rigida e fisica.
    In Russia si era creato una vera e propria atmosfera di terrore; un esempio significativo di questa sottomissione dei cittadini nei confronti del regime ci viene fornito nel libro Arcipelago Gulag (di Aleksandr Isaevic Solzenisyn):
    "si sta svolgendo, nella regione di Mosca, una conferenza regionale di partito. La dirige il nuovo segretario del comitato rionale, nominato al posto dell'altro, recentemente arrestato. Alla fine della conferenza viene approvato un messaggio di fedeltà a Stalin. Naturalmente tutti si alzano in piedi. Nella piccola sala è una burrasca di applausi che diventa ovazione. Tre, quattro, cinque minuti: sempre burrascosi sempre in ovazione. Ma già le palme sono indolenzite. Già le braccia alzate sono informicolite. Già gli anziani hanno l'affanno. Sta diventando ridicolo anche per chi adora sinceramente Stalin. Ma chi oserà smettere per primo? Lo poterebbe fare il segretario rionale ma è nominato da poco, al posto di un arrestato, ha paura! Infatti vi sono in sala quelli dell'Nkvd, in piedi ad applaudire, osservano chi smetterà per primo! E gli applausi continuano all'insaputa del grande capo, 6, 7, 8 minuti! All'undicesimo minuto il direttore della cartiera assume un'aria indaffarata e si siede al tavolo della presidenza. Dove è andato a finire il generale entusiasmo? Tutti in una volta, con l'ultimo battito di mani, cessano e si mettono a sedere. Sono salvi! Tuttavia proprio cosi si riconoscono gli uomini indipendenti. La stessa notte il direttore della cartiera è arrestato. Gli appioppano senza difficoltà, per tutt'altro motivo, dieci anni."
    Questa paradossale scenetta ci fa comprendere come utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione di massa e il capillare della forza per sopprimere qualsiasi dissenso e incanalare in direzioni precise il consenso e l'appoggio al regime.

    Sistemi: La sicurezza nelle reti e dei dati personali
    3.1 Il problema della sicurezza

    Il problema della sicurezza nelle reti riveste una grande importanza dato che per loro natura non sono sicure, intercettare le informazioni che viaggiano su di essa è molto facile. L'utilizzo della rete come strumento di transazioni commerciali, e quindi come mezzo di "trasferimento di denaro", ha incontrato come ostacolo alla piena diffusione la non completa fiducia da parte degli utenti di Internet verso gli strumenti telematici per comunicare i propri dati segreti. Sulle reti circolano anche documenti riservati, i malintenzionati sono sempre in agguato per cercare di intercettare tutte queste informazioni per farne usi leciti.
    Possiamo individuare diversi aspetti connessi al problema della sicurezza:
    - Segretezza;
    - Autenticazione;
    - Affidabilità dei documenti.
    Con segretezza si intende l'aspetto più classico, cioè che le informazioni siano leggibili e comprensibili solo a chi ne ha i diritti, è necessario che gli altri non le possano intercettare e non siano in grado di comprenderle.
    Con autenticazione si intende il processo di riconoscimento delle credenziali dell'utente, in modo di assicurarsi dell'identità di chi invia messaggi o esegue operazioni evitando che qualche malintenzionato si spacci per qualcun altro.
    Con l'affidabilità dei documenti si intende di avere la garanzia la certezza con documento sia originale, che non sia stato alterato e modificato da altre persone non autorizzate.

    3.2 Crittografia
    La crittografia tratta delle "scritture nascoste", ovvero dei metodi per rendere un messaggio offuscato in modo da non essere comprensibile a persone non autorizzate a leggerlo.
    In tal modo si garantisce la confidenzialità dei dati che è uno dei requisiti essenziali nell'ambito della sicurezza informatica. L'approccio inverso di studio volto a rompere un meccanismo crittografico è detto invece crittoanalisi. Cruciali sono anche i tempi necessari alla crittoanalisi per la decifrazione del messaggio: per diverse applicazioni di telecomunicazioni e informatica un sistema si può considerare sicuro anche se il suo sistema di cifratura risulta violabile, ma con tempi di realizzazione che renderebbero poi vani i successivi tentativi di attacco diretto.

    3.3 Cifratura
    Con cifratura intendiamo il processo mediante il quale un messaggio viene trasformato mediante un insieme di regole di codifica tale da essere incomprensibile per gli occhi indiscreti.
    Le regole di cifratura devono essere note sia il mittente del messaggio sia al destinatario, in modo che quest'ultimo possa, alla sua ricezione, effettuare un decriptaggio e comprenderne il significato.
    Quando la chiave di cifratura coincide con quella di decifratura lo schema crittografico si dice simmetrico e la chiave prende il nome di chiave comune.
    Quando la chiave di cifratura è invece diversa da quella che serve per la decifratura lo schema crittografico si dice asimmetrico e le due chiavi si chiamano chiave pubblica quella usata per la cifratura, e chiave privata quella utilizzata per la decifratura, che è segreta e di conoscenza solo del destinatario del messaggio.
    Questo procedimento è alla base della moderna sicurezza delle reti, il mittente non deve comunicare col destinatario o accordarsi preventivamente, ma utilizza la chiave pubblica del destinatario che e a disposizione di tutti e con essa prepara il messaggio da trasmettere capitando in modo tale che solo chi è in possesso la chiave privata dopo decriptare.

    Inglese: E-Commerce
    4.1 E-Commerce

    E-commerce is a method to conduct business through internet. Today, millions of people are involved in e-commerce. Electronic funds transfer (EFT) is usually involved for payment in e-commerce. In other words, the payment is made via an electronic message, not in a physical form such as cash or cheque. Credit cards and smart cards are therefore part of e-commerce.
    The pros and cons
    E-commerce offers several advantages to business. Orders and payments are made by machines rather than by people, it means that the costs are cut. Transactions are speeded up and can be carried out at any hour. In addition, business can potentially reach a world-wide market. Smaller firms can compete more easily with larger companies. On the other hand, setting up an e-commerce system is expensive, because there are expenses involved in publicizing the website. Moreover, e-commerce is vulnerable to fraud.
    The main attraction of e-commerce for the costumers is the ease and speed of finding products, form the comfort of the home or by specific devices: for example, it is possible to make a payment via the telephone. The range of goods on sale is enormous, and their prices are often lower as a result of reduced costs. There are also some drawbacks for the consumers: for example, they can not phisically examine the product on sale, and it’s not easy for them to return things if they are unsatisfactory. Besides, many potential customers are afraid of online fraud and reclutant to provide confidential information, like credit card numbers.

    Informatica: la sicurezza del DBMS
    5.1 Il Database Management System

    Un DBMS è un software applicativo, esso è costituito dal database più un insieme di programmi che sono rivolti alla gestione di dati memorizzati in archivi. Le funzioni principali sono:
    - Governare ogni operazione di accesso al database
    (immissione/cancellazione/modifica/ricerca/ordinamento)
    Il DBMS riunisce in sé funzionalità di:
    - DDL (Data Defination Language) che definisce schemi di relazioni (o tabelle), le modifica e/o le elimina. Specifica nuovi vincoli, sia a livello di tupla (riga) sia di tabella; permette di definire nuovi domini ed infine si possono definire viste (tabelle virtuali) e indici.
    - DML (Data Manipulation Language) permette di compiere le operazioni di manipolazione dei dati, cioè l’inserimento dei nuovi record e l’eliminazione e la modifica delle tuple.
    - DCL (Data Control Language) fornisce i permessi necessari per poter utilizzare i comandi DDL e DML.
    - DMCL (Device Media Control Language) interfaccia di comunicazione per la persistenza dati.

    5.2 Sicurezza Database Management System
    Per DBMS si intende un sistema di gestione dei dati (Data Base Management System) che garantisce un livello di sicurezza ai dati, permettendo una condivisione sicura ed affidabile.
    Il DBMS si frappone fra l'utente e i dati del database, grazie a questo strato di software l'utente non ha accesso diretto ai dati memorizzati fisicamente, ma solo a una loro rappresentazione logica, permettendo un livello alto di indipendenza tra i dati e le applicazioni.
    Le attuali applicazioni dei database permettono l'accesso ai dati a più utenti contemporaneamente, questo grazie al fatto che sono stati sviluppati DBMS che, utilizzando una sola copia dei dati, permettono la creazione di più rappresentazioni logiche di questi, riducendone la ridondanza e l'inconsistenza.
    Inoltre i DBMS devono gestire il sistema di permessi, così ciascun utente a seconda delle autorizzazioni potrà leggere, scrivere, modificare o eliminare dati.
    Assicurare l'integrità dei dati è l'obiettivo delle proposte per la sicurezza a più livelli, garantire procedure di ripristino delle banche dati in caso di malfunzionamenti hardware o software è molto importante per poter permettere l'evoluzione di questi sistemi.
    Alcuni dei metodi utilizzati per rendere sicuro il DBMS sono:
    - Partizionamento: il database viene diviso in più parti, ognuna caratterizzata da un livello di sensibilità; questa proposta aumenta la ridondanza e garantisce una maggiore integrità poiché si accede ai dati da DB separati.
    - Cifratura: cifrare i dati non permette a un utente che casualmente vede l'informazione di interpretarla, ma può essere rischioso comunque poiché un malintenzionato potrebbe risalire alla chiave di lettura accedendo o peggio modificando i dati. Criptare ogni record con una chiave diversa può essere una soluzione, ma va ad aumentare i tempi di elaborazione di una query.
    - Lock di integrità: per proteggere i dati da modifiche non volute o di malintenzionati, questi vengono marcati attraverso etichette, che definiscono la sensibilità e i permessi di accesso; poiché a ogni elemento vengono aggiunte queste informazioni, lo spazio richiesto per la memorizzazione è significativamente maggiore, ma questa proposta permette di mantenere i dati in chiaro, velocizzando l'esecuzione delle query.
    - Finestre e viste: una finestra è un sottoinsieme del DB che contiene l'informazione alla quale può avere accesso l'utente. Questo impedisce all'utente di avere accesso a dati riservati poiché non sono presenti nel suo DB, inoltre a una modifica del DB principale corrisponde la modifica dei dati su tutte le finestre, permettendo una costante coerenza.
    Il linguaggio standard de facto per DBMS relazionali è l’SQL (Structured Query Language).

    5.3 Structured Query Language
    In informatica SQL (Structured Query Language) è un linguaggio standardizzato per database basati sul modello relazionale (RDBMS) progettato per:
    - creare e modificare schemi di database (DDL - Data Definition Language);
    - inserire, modificare e gestire dati memorizzati (DML - Data Manipulation Language);
    - interrogare i dati memorizzati (DQL - Data Query Language);
    - creare e gestire strumenti di controllo ed accesso ai dati (DCL - Data Control Language).
    Nonostante il nome, non si tratta dunque solo di un semplice linguaggio di interrogazione, ma alcuni suoi sottoinsiemi si occupano della creazione, della gestione e dell'amministrazione del database.
    SQL è un linguaggio per interrogare e gestire basi di dati mediante l'utilizzo di costrutti di programmazione denominati query. Con SQL si leggono, modificano, cancellano dati e si esercitano funzioni gestionali ed amministrative sul sistema dei database. La maggior parte delle implementazioni dispongono di interfaccia alla riga di comando per l'esecuzione diretta di comandi, in alternativa alla sola interfaccia grafica GUI.
    Originariamente progettato come linguaggio di tipo dichiarativo, si è successivamente evoluto con l'introduzione di costrutti procedurali, istruzioni per il controllo di flusso, tipi di dati definiti dall'utente e varie altre estensioni del linguaggio.
    Alcune delle critiche più frequenti rivolte ad SQL riguardano la mancanza di portabilità del codice fra vendor diversi (SQL di Access non è completamente portabile sul SQL Oracle), il modo inappropriato con cui vengono trattati i dati mancanti (Null) e la semantica a volte inutilmente complicata.

    Tecnologie: immissione dei dati dal web al DB
    6.1 Hypertext Preprocessor

    PHP è un linguaggio di scripting usato prevalentemente per sviluppare programmi lato server ed è disponibile per i principali server web (Apache, Microsoft IIS, ecc.). per PHP sono disponibili numerose librerie di funzioni che permettono la rapida realizzazione di applicazioni complesse.
    Un programma PHP è quindi costituito da uno o più blocchi di istruzioni determinate dai tag che ne indicano inizio e fine; ogni istruzione termina col simbolo “;”.
    Le strutture di controllo del flusso di esecuzione sono praticamente le stesse dei linguaggi c/c++ e Java: if, switch, while, do while, for e foreach.
    I commenti in PHP seguono le regole dei linguaggi c/c++ e Java con l’uso di /*…*/ per commenti su più righe e // per commentare un’unica riga. Per una sola riga priva di codice è possibile usare #.
    L’output di un programma PHP viene gestito tramite le istruzioni echo e print. Echo è in grado di stampare uno o più valori, mentre print ne gestisce uno alla volta.
    All’interno di uno script può presentarsi la necessità di interrompere il flusso delle istruzioni a seguito del verificarsi di determinate condizioni, in questi casi si ricorre alle istruzioni die o exit. Determinano l’arresto immediato del flusso delle istruzioni riportando un eventuale messaggio.
    Le variabili hanno il nome che inizia sempre con il simbolo $ e non necessitano di una dichiarazione esplicita prima del loro utilizzo. Sono case-sensitive e ogni variabile assume un tipo (int, string, …) in funzione del valore che le viene assegnato. PHP è un linguaggio che non richiede che ogni variabile sia definita con un proprio tipo e mette a disposizione tipi di base come: boolean, integer, double, string e null.

    6.2 Gli array super-globali
    PHP prevede degli specifici array associativi denominati “superglobali” e dedicati a specifiche funzionalità. Questi array hanno nomi predefiniti: $_GET, $_POST, $_REQUEST, $_COOKIE e $_SESSION. I primi tre sono relativi al passaggio di dati tra pagine web.
    $_GET è un array superglobale creato automaticamente con l’esistenza di una stringa di interrogazione all’interno dell’url o all’invio dei dati di una form col metodo GET.
    L’array superglobale $_POST è simile al precedente con la differenza che invece di usare come mezzo di trasporto dei dati la stringa di interrogazione dell’url, usa il metodo POST del protocollo http.
    $_REQUEST contiene gli elementi di entrambi gli array $_POST e $_GET.
    I cookie (letteralmente “biscottini”) sono dei file che il server web memorizza nel file-system della macchina client. I cookie hanno nomi e valori, una validità temporale ed eventualmente impostazioni di sicurezza.
    Tramite l’uso dei cookie, è quindi possibile realizzare un meccanismo mediante il quale le applicazioni lato server possono memorizzare e recuperare informazioni lato client in modo da poter associare a ogni utente uno stato. In effetti utilizzando i cookie è possibile rendere persistenti alcune variabili nell’arco di più accessi successivi, variabili che possono essere sfruttate per il mantenimento di informazioni relative all’utente.
    Le sessioni sono usate per gestire dati persistenti. Una sessione consiste in una serie di accessi a pagine PHP, effettuati in un determinato arco di tempo durante il quale viene mantenuto uno stato costituito da variabili persistenti. Ogni sessione è individuata da un identificatore univoco utilizzato per l’associazione tra client e la relativa sessione: i dati relativi ad una sessione risiedono sul server e non sul client offrendo maggiori possibilità di controllo e un livello di sicurezza superiore rispetto ai cookie.
    6.3 Le form
    Generalmente in una form HTML viene indicato l’indirizzo di una pagina in grado di elaborare i dati inseriti tramite la form stessa. L’URL può essere relativo a una pagina che comprende uno script che legge i valori inseriti dall’utente, li elabora e produce una pagina web come risultato.
    Il tag HTML che consente di predisporre una pagina per l’inserimento di dati da parte dell’utente è form, che consente di specificare l’attributo method per scegliere tra le modalità GET (inserimento dei valori nell’URL come stringa di interrogazione) o POST (invio dei valori mediante le funzionalità del protocollo http).
    All’interno dei form è possibile usare i tag input, taxtarea e select/option per realizzare rispettivamente campi di testo e scelte alternative, aree di testo ed elenchi di voci.
    • Il tag input non prevede tag di chiusura ed è caratterizzato dall’attributo type che viene compilato con: button, checkbox, radio, reset, submit e text.
    - button visualizza un pulsante;
    - checkbox visualizza una casella per la selezione;
    - radio visualizza un radio button per la selezione di un valore indicato;
    - submit visualizza un pulsante il cui effetto è quello di richiedere al server la pagina specificata nell’attributo action della form, passando i valori selezionati dall’utente;
    - reset visualizza un pulsante il cui effetto è quello di ripristinare i valori iniziali di tutti i componenti della form;
    - text visualizza un campo di testo.
    • Il tag taxtarea visualizza un’area le cui dimensioni sono espresse in righe e colonne.
    • Il tag select visualizza un elenco di opzioni tra le quali è possibile effettuare una selezione.

    La fine di un percorso
    7.1 Considerazioni conclusive

    Se avrò l'opportunità di consegnare questa tesina, significa che sarò riuscito a raggiungere un importante obiettivo. Nonostante l'ammissione agli esami sia solo il primo passo verso il conseguimento del diploma, per me sarà comunque fonte di enorme soddisfazione. Il motivo è racchiuso in questi sei anni di scuola superiore, molto difficili per me, perché non sono riuscito ad approcciarli nel migliore dei modi allo studio. La mia adolescenza è stata una ripida scalata verso il raggiungimento della consapevolezza di sé e di una conseguente maturazione a livello personale. Le difficoltà che ho dovuto affrontare in questi anni mi hanno aiutato a crescere come persona e ad apprezzare la mia "identità". Questa si è trasformata (e si sta ulteriormente plasmando) nel corso del tempo, non solo perché sono diventato più grande, ma anche perché mi sto rendendo conto che crescere significa dover imparare. Questo significa non rimanere ancorati alle esperienze passate, ma vivere il presente guardando al futuro con entusiasmo. È con grande soddisfazione che posso affermare che la stesura di questa tesina è stata, a suo modo, illuminante: mi sento soddisfatto perché forse per la prima volta ho affrontato il lavoro non come un compito da svolgere, ma come un racconto dell’evoluzione del mio pensiero. Ho agito per il piacere di fare qualcosa di importante. Il fatto di poter esprimere queste sensazioni mi rende ancora più fiero di me stesso, perché forse sono davvero sulla strada giusta per "ottenere" un'identità che non sia condizionata né dai fattori esterni, imposti dalla società né dalle mie esperienze passate, ma che mi faccia affrontare gli ostacoli della vita in maniera tranquilla e decisa.

    Fonti e allegati
    8.1 Alternanza scuola-lavoro

    L’Alternanza scuola-lavoro nasce nel 2003 con la legge n° 53 ed è divenuta obbligatoria con la legge 107/2015 nota come “Buona Scuola”. Si tratta di un’esperienza formativa certamente innovativa che si propone di unire sapere e saper fare, di orientare le aspirazioni degli studenti e di aprire didattica e apprendimento al mondo esterno.
    Nel periodo dal 20 marzo al 31 marzo 2017, agli alunni della classe 5A Informatica dell’Istituto d’Istruzione Superiore E. Fermi è stata data l’opportunità di svolgere un’attività di Alternanza scuola-lavoro presso delle aziende, selezionate dalla scuola e/o da noi studenti con il supporto del nostro tutor scolastico, il professor Schiavi. Le aziende sono state scelte tenendo conto del nostro indirizzo scolastico. Io, con un altro membro della mia classe, C***** L*******, ho presentato il modulo di adesione alla Italpannelli SRL situata ad Ancarano, Strada Provinciale Bonifica del Tronto Km. 13500 in provincia di Teramo. L’azienda Italpannelli si occupa di produzione e progettazione di pannelli di vario genere, tra i quali: pannelli di copertura, pannelli per parete, pannelli curvi, lamiere grecate, pannelli architettonici, pannelli per portoni sezionali, pannelli per portoni, pannelli per fotovoltaico, ecc. All’interno delle due lamiere possono essere inseriti materiali di vario genere come il poliuretano o la lana di roccia.

    I prodotti realizzati possono essere venduti singolarmente (pannello più accessori per il montaggio); l’azienda propone anche realizzazioni di capannoni, edifici commerciali, edifici agricoli.
    La possibile clientela dell’impresa è molto ampia, comprendendo sia privati che piccole, medie o grandi aziende.
    La società è principalmente organizzata in due settori: quello amministrativo e quello relativo alla produzione. Non c’è stata data la possibilità di entrare nelle dinamiche del settore produttivo, essendo stati inseriti nell’area amministrativa.
    Quest’ultima si divide in vari settori, noi siamo stati fattivamente coinvolti nei seguenti: gestione ordini, affiancamento al centralinista e controllo qualità.
    Questi reparti interagiscono direttamente con l’area produzione. In particolare, l’ufficio amministrativo addetto alla gestione degli ordini fornisce le priorità di messa in lavorazione delle commesse e l’ufficio controllo qualità seleziona il prodotto finito differenziandolo in prima scelta o seconda scelta, a seconda della precisione del manufatto (valutando ad esempio la colorazione, eventuali piccoli difetti sulla lamiera o un rigonfiamento incompleto del poliuretano).
    Nel nostro primo giorno di Alternanza scuola-lavoro abbiamo conosciuto il nostro tutor aziendale, Luca Pampano, che da subito si è dimostrato molto disponibile e simpatico e, col suo supporto, siamo riusciti a capire le dinamiche del loro settore così da poter svolgere tutte le attività a noi affidate nell’intero periodo.
    Luca ha provveduto come prima cosa ad assegnarci una postazione di lavoro, così da poter operare in modo autonomo. Non avendo pc aziendali disponibili, abbiamo portato i nostri computer personali, che abbiamo utilizzato per tutti i lavori inerenti all’utilizzo del pacchetto Microsoft Office. Per le attività basate sull’architettura AS/400 siamo stati invece affiancati a personale aziendale.
    I nostri primi incarichi sono stati semplici: creare delle tabelle pivot in Excel, fare fotocopie, scannerizzare fatture e ordinare buste paga. A man a mano ci sono stati affidati compiti più complessi quali:
    • verificare la compatibilità di alcune schede video con le workstation in dotazione;
    • lavorare sul programma utilizzato dall’azienda, basato sul sistema AS/400, per la gestione degli ordini, delle fatture, delle buste paga;
    • rimuovere malware dai pc di lavoro;
    • realizzazione di un foglio di calcolo in Microsoft Excel riportante le commesse relative all’incendio che ha coinvolto la ditta nel mese di marzo 2016, organizzato secondo questi campi: gestione lavoro, ore impiegate, macchinari utilizzati, operai coinvolti.
    Abbiamo eseguito le attività sopra descritte personalmente e in maniera autonoma, tuttavia avremmo preferito approfondire qualche altro aspetto del settore, quale ad esempio la programmazione vera e propria, che invece c’è stata mostrata solo in maniera superficiale.
    Alle figure professionali che ho potuto osservare in azienda è certamente richiesto: la conoscenza di base dei programmi Microsoft, una conoscenza approfondita della piattaforma AS/400, utilizzata praticamente per la totale gestione dell’area amministrativa.
    Mi sono sentito adeguato rispetto all’ufficio in cui sono stato inserito. Sono infatti riuscito a svolgere i compiti che mi sono stati assegnati nei tempi prefissati e sono stato in grado di eseguirli in completa autonomia. Ho scoperto di avere una buona capacità di lavorare in team, mettendo a disposizione le mie conoscenze e al contempo sfruttando i punti di forza di ogni membro.
    A livello personale, questa esperienza di alternanza mi ha reso consapevole di essere pronto ad affrontare un’eventuale esperienza lavorativa per quanto riguarda il senso di responsabilità, l’organizzazione del lavoro, l’affidabilità e la serietà. Andrebbero però ancora sviluppate alcune competenze propriamente tecniche. Infatti una maggiore preparazione tecnica mi consentirebbe di avvicinarmi al mondo del lavoro una volta conclusi gli studi con maggiore serenità e consapevolezza.
    Non ho avuto difficoltà ad inserirmi in un ambiente nuovo e certamente più professionale di quello scolastico. Probabilmente, se dovessi ripetere l’esperienza, gradirei maggiore organizzazione ed interazione della scuola nei confronti dell’azienda, così da permetterci di svolgere un’esperienza più strutturata e proficua.  

    8.2 Bibliografia
    F. Formichi, G. Meini, Corso di informatica – basi di dati relazionali e linguaggio SQL, linguaggio XML, pagine web dinamiche con linguaggio PHP, vol. 3 Zanichelli
    G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, L’attualità della letteratura – dal periodo tra le due guerre ai giorni nostri, vol 3.2 paravia 2012
    G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta, Letteratura.it edizioni scolastiche Bruno Mondadori
    L. Lo Russo, E. Bianchi, Sistemi e reti – per l’articolazione informatica degli Istituti Tecnici settore Tecnologico, vol. 3 Hoepli
    M. Montanari, Vivere nella storia – dal seicento all’ottocento, vol. 3 editori laterza

    8.3 Sitografia
    www.it.wikipedia.org
    www.liceomedi.com
    www.mediazionefamiliaremilano.it


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